Sabato, 12 Gennaio 2019 15:03

Uno spiraglio di luce

A Rabat viene messa in atto, per la prima volta, la legge Hakkaoui. Un passo concreto per fermare stupri, violenze domestiche, matrimoni forzati, molestie sessuali o via web

In Marocco, lo scorso 30 dicembre, un uomo è stato condannato per le ripetute violenze nei confronti della moglie. La pena consiste in 2 anni di carcere, al pagamento di una multa e al risarcimento di alcune migliaia di franchi alla consorte.

Punizione troppo lieve? Sicuramente. Ma non dimentichiamo che la società marocchina, fino a poco tempo fa non considerava la violenza domestica come reato. Sono le prime conseguenze della legge Hakkaoui che, approvata a febbraio 2018 dal parlamento di Rabat, prende il nome dalla ministra della Famiglia che l’ha proposta. La normativa, approvata non senza difficoltà a ben dodici anni dalla prima lettura, inasprisce e in alcuni casi introduce per la prima volta pene da un mese a cinque anni e multe da 200 a mille dollari per stupro, violenze domestiche, matrimoni forzati, molestie sessuali o via web.

Se diversi commentatori sottolineano come la legge sia un primo spiraglio di luce, altri ne denunciano importanti lacune. Ad esempio, il testo non include lo stupro commesso dai mariti o la violenza coniugale, né tantomeno definisce cosa si intende per “violenza domestica” lasciando così le donne vulnerabili dal punto di vista legale. Inoltre, secondo l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, altri limiti risiedono nel fatto che non fornisce assistenza finanziaria alle vittime di violenza e non chiarisce quale sia il sostegno e i servizi che devono ottenere dallo stato.

La legge, comunque, è una novità rilevante se si tiene conto ch,e secondo le statistiche governative marocchine, nel 2009 il 62% delle donne del Paese lamentava di aver subito molestie o violenze di matrice sessuale, mentre nel solo 2017 gli stupri commessi risultavano essere stati 1600. Numeri altissimi, che vedono una netta differenza di coscienza tra i centri urbano e i distretti rurali. Nei primi le famiglie prestano aiuto e assistenza alle donne vittime di violenza, mentre nei secondi regnano ancora tribalismo e rigore islamico, che finiscono col dettare una totale sottomissione della donna.

Il tema delle molestie e degli abusi subiti dalle donne in Marocco è tornato alla ribalta la scorsa estate dopo che un video postato su Internet mostrava una giovane donna insultata e molestata sessualmente da un gruppo di adolescenti su un autobus a Casablanca. Nel filmato la donna chiedeva aiuto, ma né i passeggeri, né l’autista le hanno prestato soccorso. Il video ha avuto ampia diffusione nel Paese e in tanti hanno chiesto fare di più per difendere il corpo e i diritti delle donne.

Questa legge, quindi, è solo il primo piccolo passo: uno spiraglio di luce nel tunnel dei diritti delle donne.

Last modified on Sabato, 12 Gennaio 2019 15:14

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

Leggi Tutto

Instagram

YOUTUBE

All for Joomla All for Webmasters
Utilizziamo i cookies per facilitare una migliore esperienza sul nostro sito. Se continui la navigazione riteniamo confermato il tuo assenso. Clicca qui per sapere di più sulla policy.