Mercoledì, 18 Aprile 2018 13:52

Evoluzione demografica

Nel discorso pubblico sulle migrazioni, uno degli aspetti spesso considerati e rappresentati come positivi è quello dell’apporto che esse hanno sul bilancio demografico: per dirla in maniera semplice, gli immigrati sono mediamente più giovani rispetto alla popolazione autoctona, sono più spesso presenti nelle fasce d’età fertili e di conseguenza generano più figli e figlie.

Dal punto di vista delle donne immigrate, scegliere di compiere un passo così importante e a suo modo rivoluzionario come quello di diventare madri proprio in Italia, è spesso il segno di una volontà di radicamento dell’intero nucleo familiare a livello locale.

Italia senza ricambio
Dal punto di vista della stabilità demografica complessiva, in Italia il tasso di fecondità, cioè il numero di figli per donna, è da anni molto basso. Questo è uno dei principali problemi del Paese – se non il principale. In particolare, negli anni Novanta si sono raggiunte le quote più basse – nel 1995 si è arrivati a 1,19 figli per donna.

I primi anni Duemila hanno visto un recupero, culminato nel 2010 con 1,45 figli per donna, ma dal 2011 è ricominciata la diminuzione, con un 2016 che si è attestato a 1,34 figli per donna residente in Italia.
In tutto il periodo, il tasso di fecondità è sceso ben lungi dal teorico “tasso di sostituzione” che garantisce il ricambio generazionale e che è lievemente superiore a due figli per donna.

Migrazioni e nascite
Le donne straniere hanno un numero medio di figli per donna nettamente superiore: nel 2016 ne avevano 1,97 a fronte di 1,26 delle italiane, per una media complessiva di 1,34 figli per donna.


Le donne italiane partoriscono in età più avanzata: in media a 32,35 anni, le donne straniere a 28,75.
Il divario in termini di fecondità, però, è molto diminuito in questi anni. In particolare, da un lato le donne italiane hanno visto diminuire il loro tasso di fecondità in modo lento ma costante (tabella 1), anche per la diminuzione di donne in età fertile rispetto a quelle del baby boom; dall’altro lato le donne straniere presentano una diminuzione costante e sicuramente più marcata nel numero di figli per donna rispetto alle italiane: nel giro di 9 anni si sono “persi” 0,8 figli a donna.

Per le straniere tale diminuzione può essere imputabile sia all’avvicinamento alle scelte di fecondità delle famiglie italiane, e quindi un segno di “integrazione”, sia alla diffusione di modelli di migrazione femminile sempre più legati al lavoro e che hanno maggiore difficoltà a conciliarsi con la cura di figli e figlie. Le donne straniere, infatti, hanno meno reti di supporto familiare rispetto alle italiane.

Per entrambi i gruppi, inoltre, la diminuzione è legata anche alla congiuntura economica, che ha spinto molte coppie a procrastinare la maternità – se non a rinunciarvi –.
Da notare inoltre che la distinzione tra italiane e straniere è dinamica, poiché molte donne di altri Paesi sono progressivamente diventate cittadine italiane, per cui sempre più spesso ricadono nella categoria “italiane” anche donne con un background migratorio.

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Last modified on Mercoledì, 18 Aprile 2018 14:06

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