Risultati della ricerca di: E la luce

Energia è “capacità” di agire.
È forza trasformante in atto, “al lavoro”: è vita!

C’è l’energia che riscalda, quella che illumina, quella che muove…
Ci sono tante forme di energia che pervadono la nostra giornata, si combinano, si trasformano… e che tante volte diamo per scontate.
Basta premere un interruttore per accendere la luce o il computer; abbiamo il frigorifero che conserva i cibi e il forno che li scalda, la lavatrice che provvede al bucato e il telefono cellulare che ci tiene in contatto con il mondo.
Consumiamo tanta energia e spesso neppure ce ne rendiamo conto.

Vi è mai capitato di rimanere per giorni al buio o con il cellulare scarico? E se mancasse il carburante per i mezzi di trasporto? E che dire dei giorni freddi da vivere senza il tepore di un ambiente riscaldato?
L’energia scorre dalla casa alla strada e ci accompagna nei luoghi di lavoro e di svago.
Normalmente non ce ne accorgiamo, ma quando manca tutto si ferma.
Nel 2016 Legambiente ha realizzato il dossier Signori della guerra, signori del petrolio per far luce sulle troppe guerre che la “fame di energia” ha fatto scoppiare: una «Terza guerra mondiale a pezzi». Anche il deludente accordo raggiunto dalla Conferenza Onu sul clima (Cop 26) che si è svolta a Glasgow dal 1° al 14 novembre 2021 è figlio della “fame di energia”: servono ancora carbone, petrolio e gas naturale per far muovere il mondo. E intanto la Terra continua a soffrire per il clima che cambia, e noi con lei, mentre i gas serra, causa principale del riscaldamento globale, continuano a essere immessi in atmosfera: all’umanità serve energia, e tanta!
Il dossier è dedicato alle trasformazioni che stanno avvenendo in campo energetico per eliminare il più presto possibile i combustibili fossili. Le fonti rinnovabili e pulite oggi hanno un nuovo alleato: l’idrogeno verde, e per produrlo si potrebbe imparare proprio dalle piante, dalla loro “miracolosa” fotosintesi. Inoltre, il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il decreto legge che definisce le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e ne incentiva la realizzazione; altra buona notizia per garantire una “sicurezza energetica” che nutra il buon vicinato e non distrugga l’ambiente.

Ma non c’è soltanto l’energia fisica e chimica a sostenere il mondo.
C’è anche quell’energia misteriosa, spirituale, che rende bella la vita di ogni persona. Anzi, ne fa una meraviglia!

È l’energia che scaturisce dalle relazioni che alimentano la nostra esistenza prima ancora che venga alla luce. È quel seme che lo “spirito” dona e che fiorisce nelle scelte di vita e nella capacità di realizzarle. È l’energia che matura dentro ogni persona, come risposta alla propria “vocazione”, e la trovate anche nei racconti di queste pagine. Molte sono dedicate al 150° anniversario delle Suore missionarie comboniane: 150 anni di “miracolosa debolezza” vissuti grazie all’energia vitale che san Daniele Comboni ha passato alle prime missionarie, che è circolata tra loro e rifluita nei popoli che le hanno accolte; e che ha loro permesso di attraversare momenti di distruzione senza soccombere.

Il 2022 è iniziato tra le mille incertezze della pandemia: a noi attraversarlo con quel tocco di energia che, come recita un passo della Bibbia (Sap 7,24-27), «tutto rinnova» ed, entrando nelle persone, di generazione in generazione, le rende amiche di Dio e della Vita.

Questo è il nostro augurio per il 2022!

l 27 dicembre inizia anche in Italia la vaccinazione contro il covid-19.

È una data simbolica, condivisa con altri Paesi dell’Unione Europea.

La prima dose è per una donna che lavora all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma: un’infermiera “anonima”, che ha svolto e svolge il suo servizio con dedizione, giorno dopo giorno, a stretto contatto dei pazienti e lontano dai riflettori. Anche questa è una scelta simbolica.

I simboli hanno grande valore per coloro che li sanno percepire e comprendere.
Anche il Natale è un simbolo.

Perché Gesù “nasce di notte”?

Il Segretariato attività ecumeniche, Sae, con cui nel 2020 Combonifem ha condiviso "Cammini conviviali", ce lo ricorda citando il Vangelo secondo Luca (Lc 2, 6-11) e menzionando i pastori che «pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge.

Celebrare la nascita di Gesù quando è buio è un simbolo, indica una realtà oscura e pericolosa, quella della nostra povertà, delle nostre paure e delle nostre incertezze, che può trasformarsi in nido capace di accogliere la luce. Celebrare il Natale comporta tanto far risuonare il buon annuncio nel buio di una lunga notte quanto riempire di luce chi veglia in un mondo che conosce il pericolo».

Quest’anno il Natale, nel rispetto delle norme anti-covid, potrà essere celebrato anche di pomeriggio, ma è realmente avvolto dal buio di questo tempo drammatico; e ci porta una luce molto illuminante.
Ci ricorda che dal buio della pandemia ne usciremo soltanto insieme: tutti e tutte, parte di una stessa famiglia che non discrimina, neppure sui vaccini.

Il messaggio e la vita di Gesù ce lo hanno rivelato da duemila anni. A noi, oggi, viverlo concretamente.

Buon Natale!

Oggi tutta quella parte di mondo che si identifica con l’Occidente, quell’Occidente ricco, familiarizzato con lo spreco, abituato a comprare e vendere tutto, oggi questa parte è stata anch’essa, come il resto dell’umanità, toccata da un virus. Questo mondo che identifichiamo con il Nord oggi è profondamente scandalizzato, perché è stato colpito nella sua più rutinaria quotidianità, senza sapere da chi o da che cosa.

Nel dolore collettivo
Oggi questa porzione di umanità, troppo piccola ma assai invadente, pensa di essere la vittima sacrificale, mentre le sue strutture si mostrano per quello che sono. Incerte e discriminatorie. Alla maggior parte dei capi politici cade la maschera, non riescono più a nascondere la loro pochezza e banalità; negli Usa, l’assurda e insensata brutalità. Anche le religioni sono messe in crisi per ciò che riguarda il loro sistema cultuale e liturgico.

Per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale, nell’emisfero Nord ci ritroviamo in un tempo sospeso. Per la prima volta, dopo molti anni, noi donne e uomini di questa parte di mondo sperimentiamo l’esperienza del dolore collettivo. Eppure, da tanto tempo, donne e uomini ci hanno voluto raccontare, più con i corpi che con le parole, come è faticoso vivere in mezzo al dolore. Vedere le proprie città distrutte e deserte; non poter studiare, sentirsi indifesi nella malattia, violentati nel corpo; perdere la vita di amici e familiari; perdere la casa, il lavoro.

Da tanto tempo ce lo dicevano e da tanto tempo sapevamo che i nostri Paesi sono complici di guerre lontane ma anche di ingiustizie assai vicine, che oggi emergono apertamente alla luce: la precarietà del sistema sanitario, il divario economico tra classi sociali. I nostri Paesi sono complici di milioni di profughi alla deriva e di morti in mare; complici del degrado ambientale.

Sospingere la luce
Noi non ci siamo mai preoccupati del sorgere della luce su buoni e cattivi, cosa di cui, invece, si preoccupa Dio (cfr. Mt 5,45). E oggi dovremo risvegliare nuove possibilità; percepire nuovi orizzonti umani. È ora di renderci conto che il mondo, con i suoi sistemi socio-politici, era malato già da molto tempo, mentre girava attorno all’asse dell’egocentrismo del Nord, rappresentato dall’ingombrante potere, sia effettivo che simbolico e culturale, di pochi e inetti caudillos, naturalmente uomini.

Potere che si erge come un pericolo, per l’umanità e l’ecosistema; che fabbrica ed esporta armi, mentre obbliga molti dei suoi propri figli a vendersi per un paio di sandali, come direbbe il profeta Amos (cfr. Am 8,4-7). Un Nord che compra, vende e consuma le risorse naturali che appartengono ad altri Paesi. Sfrutta manodopera, coltiva sentimenti razzisti e omofobi; ignora o sommerge le culture che non assomigliano alla propria e spoglia il pianeta della sua bellezza, avvelenandolo. Perché il mondo del Nord vive di bisogni e si è dimenticato i veri infiniti desideri. Mi viene in mente una bellissima poesia di Emily Dickinson:

Non conoscendo quando verrà l’alba,
io spalanco ogni porta.
O forse piume avrà come un uccello,
onde come una riva?

Proprio perché non si sa quando verrà l’alba, dobbiamo affrettarci e sospinger la luce. Ma non esiste solo un’alba per noi, in un emisfero che ha sempre fatto il buono e cattivo tempo. L’alba luce, l’alba sole, l’alba portatrice del giorno è per tutti e tutte.

A me interessa l’alba di altre donne e di altri uomini, grandi e piccoli, bambine e bambini; animali, piante, mari e fiumi. Ma, come canta la poetessa, l’alba ci raggiungerà solo se spalanchiamo tutte le porte.

L’uso di combustibili fossili, in particolare carbone, petrolio e gas naturale, come fonti energetiche produce biossido di carbonio (CO2), più comunemente noto come anidride carbonica. Questa, accumulandosi nell’atmosfera, intrappola il calore emesso dalla Terra e ne trattiene una parte.
Il metano (CH4), generato soprattutto dagli allevamenti zootecnici e dall’agricoltura, risulta più climalterante nel breve termine, perché la sua permanenza nell’atmosfera non supera i 25 anni. La CO2, invece, vi rimane per secoli: 1/5 di essa addirittura per migliaia di anni. Per questo è importante ridurre rapidamente le emissioni di anidride carbonica: nell’orizzonte di 100 anni hanno contribuito per l’80% all’innalzamento della temperatura del pianeta, mentre quelle di metano per circa il 10%.

Un effetto da non demonizzare
Nei suoi quattro miliardi di anni, il pianeta Terra ha già cambiato aspetto in modo drastico. Al tempo dei dinosauri, oltre duecento milioni di anni fa, la temperatura della Terra era superiore a quella attuale e la loro estinzione è attribuita a un repentino cambiamento climatico causato dall’impatto di un asteroide.
Nell’ultimo mezzo milione di anni la Terra ha attraversato varie glaciazioni, attribuite all’irregolarità della sua orbita ellittica attorno al sole e a piccole variazioni della sua inclinazione: a diminuzioni e aumenti della distribuzione della radiazione solare ai poli si deve la lentissima altalena di raffreddamenti e riscaldamenti finora rilevati. Ai cambiamenti climatici concorrono una molteplicità di fattori, e alcuni sono ancora poco noti.
Senza l’effetto serra la temperatura della Terra sarebbe prossima a -18 °C e le forme di vita che conosciamo non ci sarebbero. Pertanto, non demonizziamolo: ha reso possibile una temperatura ideale allo sviluppo della nostra esistenza. Inoltre la rivoluzione industriale, con le sue emissioni di CO2, ha ormai scongiurato l’inizio di una nuova glaciazione per molti prossimi millenni.
In conclusione, l’effetto serra di per sé non costituisce un problema, ma se modifichiamo in modo eccessivo la composizione dell’atmosfera immettendovi gas che lo accentuano oltre misura, la temperatura del pianeta Terra aumenta. L’equilibrio raggiunto negli ultimi millenni si altera in modo drastico e si innescano incontrollabili eventi a catena.

Inerzia…
Dalla fine dell’Ottocento, per le emissioni generate dalla rivoluzione industriale e dal crescente fabbisogno energetico umano, la temperatura globale è aumentata di circa 1 °C. In Italia l’aumento registrato è stato doppio e nell’Artico addirittura triplo rispetto a quello medio. La climatologia cerca di spiegare questi fenomeni, perché il clima del pianeta è molto complesso e i flussi di energia sono distribuiti in modo irregolare: ne deriva che le ondate di calore investono zone diverse in modo diseguale.
Considerando pari a 100 l’eccesso di energia trattenuto dall’aumentato effetto serra, il 93% scalda il mare, il 3% è assorbito dalle terre emerse, il 3% scioglie i ghiacci e appena l’1% rimane nell’atmosfera. Per questo una lieve oscillazione di temperatura degli oceani determina alterazioni molto consistenti.

... eventi a catena…
Il bianco della calotta polare riflette la luce del sole e ne riduce l’assorbimento, ma quando il ghiaccio si scioglie per l’aumento di temperatura degli oceani, l’acqua che lo sostituisce non riflette più le radiazioni luminose: assorbendo più energia solare amplifica ulteriormente il riscaldamento dei poli.
Similmente, quando i ghiacciai alpini si sciolgono per l’aumento della temperatura, le terre esposte assorbono quei raggi solari che il ghiaccio rifletteva: ne consegue un marcato riscaldamento, che produce un ulteriore scioglimento del ghiaccio. Per queste dinamiche l’aumento di temperatura incide maggiormente ai poli e in alta montagna.
Sarebbe da scongiurare lo scioglimento del permafrost, ovvero dello strato di ghiaccio della tundra siberiana che contiene grandi quantità di metano. Se dovesse liberare il gas che vi è rimasto intrappolato per milioni di anni, la temperatura globale aumenterebbe in modo repentino.
Nell’ultima glaciazione, 20.000 anni fa, il livello del mare era 80 metri al di sotto di quello attuale, ma quando le calotte di ghiaccio si scioglieranno e il livello del mare si innalzerà, le isole, le zone costiere e le pianure cambieranno decisamente fisionomia.

… e lungimiranza
Il Rapporto speciale del’Ipcc, pubblicato nell’ottobre 2018 alla vigilia di Cop24, sottolinea l’importanza di non aumentare la temperatura oltre 1,5 °C. La grande inerzia del sistema climatico non permette di invertire la tendenza nel breve termine, ma gli sforzi in atto mirano a limitare l’aumento di temperatura nel lungo termine. È necessario scongiurare il raggiungimento del punto di non ritorno, oltre il quale le alterazioni ambientali diventano irreversibili.
In realtà di “punti di non ritorno” non ce n’è uno solo: per alcuni ambiti quel punto è già stato oltrepassato, come per la distruzione delle barriere coralline determinata dall’acidificazione degli oceani, che assorbono l’eccesso di CO2, e lo scioglimento dei ghiacci alpini causato dal graduale aumento della temperatura terrestre. Quando i ghiacci delle calotte polari iniziano a sciogliersi, continuano a farlo per secoli. E il livello del mare può alzarsi di 4-5 metri, innescando la migrazione forzata di centinaia di milioni di persone.
Lo scenario è fosco, ma non inevitabile: ciò che avverrà dipende in grande parte da quello che facciamo oggi. Possiamo ancora evitare riscaldamenti eccessivi che per decine di millenni condizioneranno l’esistenza di future generazioni.

Clima, non meteo
I picchi di freddo di -50 °C che lo scorso inverno hanno congelato la costa orientale Usa, o quelli meno drastici che nei mesi scorsi hanno innevato il meridione d’Italia non contraddicono un dato di fatto: misurazioni di lungo periodo confermano che la temperatura media globale è in aumento.
Il clima non coincide con un evento meteorologico, perché i flussi di energia si distribuiscono sul pianeta in modo complesso. Pertanto i ripetuti tweet di Donald Trump volti a sconfessare il riscaldamento della Terra adducendo a pretesto il gelo che ha paralizzato New York esprimono semplicemente ignoranza: un evento meteorologico occasionale non costituisce parametro di riferimento per definire l’evoluzione climatica.

Continua...

In principio Dio creò il cielo e la terra. 
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio 
aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». 
E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona 
e separò la luce dalle tenebre.
(Gen 1,1-4)

Un passo biblico noto, che accarezza l’immagine di copertina del pittore Adam de Coster: lascia emergere dall’oscurità il volto di una giovane donna del Seicento.

La luce della sua candela dissolve, almeno in parte, le tenebre che l’avvolgono. La fiammella è tenue, ma il suo volto è nitido. La donna esce dall’ombra.

Una metafora del cuore di questo numero, il dossier, dedicato a una “comunità di ricerca”, che accende una luce e fa emergere dal passato tante donne “invisibili”. Hanno contribuito a rinnovare nei secoli la Chiesa e la società, ma il protagonismo maschile, che pervade tanta storia ufficiale, più attenta a battaglie e rivoluzioni che alla forza trasformante delle relazioni quotidiane, le aveva relegate nell’oscurità.

L’occasione di intensificare questo percorso storico, che gradualmente illumina il volto e la vita di tante donne del passato, è stata il convegno internazionale che si è svolto a Roma all’inizio di maggio: La Bibbia e le donne: 500 anni di cambiamenti. Organizzato dal Coordinamento teologhe italiane e dalla Tavola Valdese, in occasione del quinto centenario della Riforma di Martin Lutero, ha raccolto frammenti di storia “sacra”. Ha rivelato una trama femminile che ha contribuito a plasmare la cultura occidentale.

Attorno al convegno, una rete di interazioni fruttuose, da tanti Paesi e tradizioni diverse della cristianità. Il dossier le raccoglie, per accendere a sua volta una luce, forse ancora tenue, sull’energia trasformante di donne ispirate dalla lettura del libro più letto al mondo: la Bibbia. Quando le versioni in lingua volgare vennero messe all’Indice dei libri proibiti, la creatività delle donne adottò altre forme di divulgazione popolare, fra cui rappresentazioni teatrali e poemi.

Un’altra piccola luce che queste pagine si ostinano ad alimentare è quella che lascia intravedere una differente narrazione delle “migrazioni”. Le pagine di apertura raccolgono l’esperienza della famiglia Calò, che dal 2015 ha aperto la propria casa a sei giovani profughi. Questi “estranei”, inaspettatamente, «hanno contribuito a rendere più bella la vita di tutta la famiglia».
Anche la riflessione e l’azione della Famiglia comboniana sostano sulle migrazioni, che non sono un’emergenza ma un fatto strutturale. Evolveranno, ma già chiedono a noi un cambiamento, per fare di questa “crisi” una meravigliosa opportunità per l’Europa: dar vita a “un popolo nuovo”.

Infine una parola per far luce su questa nuova veste del magazine.
Continuano le rubriche amiche, che da anni accompagnano i nostri passi, ma iniziano anche altre prospettive, che incoraggiano approfondimenti tematici: l’ecologia integrale, che ci interpella personalmente a maturare scelte di vita; un cammino di cittadinanza per avvicinarci all’Europa; lo sguardo fiducioso, che rende visibile il bello e il buono di tanti piccoli “lavori in corso”; la missione come incontro, che fa scoprire “casa” in ogni luogo del mondo quando le barriere si abbassano e la fiducia comincia a circolare.

E non poteva mancare uno spiraglio sull’arte, che, con delicatezza, invita sempre a percepire “altro” e “Altro”.

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CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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