Domenica, 26 Maggio 2019 09:48

E il battesimo?

Ci sono segni della fede che suscitano dibattito, come la cena eucaristica, che mette le Chiese di fronte allo scandalo di un gesto ancora oggi non condiviso. Ma per il battesimo che problema c’è? Quel biglietto d’ingresso nella famiglia cristiana non è, forse, consegnato a tutti e tutte fin dai primi mesi di vita? Diverso il caso dell’eucarestia, dove ci si interroga se cristiani di altre confessioni possano partecipare alla nostra mensa.

Le cose, in realtà, non sono così semplici, ed è anche di questo che si occupa il Sae: aiutare singoli credenti e comunità ecclesiali a prendere consapevolezza della complessità di una realtà che saremmo tentati di liquidare come risolta.
Sul battesimo non siamo tutti d’accordo? No, non lo siamo. Ci sono cristiani che comprendono il battesimo come un segno della fede a cui si accede solo quando si è consapevoli della propria esperienza cristiana. Questi fratelli e sorelle faticano a capire come si possa battezzare un infante, che non è ancora in grado di confessare la propria fede. Se la fede è, prima di tutto, la risposta a una chiamata, può bastare la fede della Chiesa o dei genitori per accedere al battesimo?

Anche sul battesimo le Chiese devono ancora fare un lungo cammino e, per favorirlo, il Sae ha pensato di offrire uno strumento di lavoro rivolto a gruppi parrocchiali, parroci, pastori, catechisti ed insegnanti. Il documento del 2005 Il riconoscimento reciproco del battesimo è un agile sussidio che sintetizza i diversi punti di vista delle Chiese, analizza il dato biblico e prova a raccontare il senso di questo segno che, seppure in modalità differenti, unisce tutte le Chiese.

Ma il documento non si limita a fotografare la situazione: si propone di interrogare le diverse posizioni, nel desiderio di una piena convergenza tra i membri dell’unica famiglia cristiana.
Come può questo simbolo della fede creare esclusione?

C’era qualcosa di trasgressivo nelle prime comunità cristiane, quando fu scelto il battesimo come segno di ingresso nella Chiesa. Il patto di fedeltà di Dio, inciso nella carne maschile con la circoncisione, veniva rivisitato e proposto come sigillo da porre su tutti, senza distinzione di sesso, stato sociale ed etnia. In Cristo, le divisioni venivano superate e ogni persona accolta con la propria singolarità. Persino le donne, che in una struttura patriarcale erano riconosciute solo in relazione di dipendenza dai propri padri e mariti, potevano accedere al battesimo con il proprio nome personale (di battesimo).

Ritornare a riflettere sul battesimo significa riandare al cuore della fede, rivisitare quell’evento fondante che ha unito ogni credente a Cristo e al suo corpo, la Chiesa.
Arrivare a un consenso sul battesimo permette di riconoscere che i segni della fede sono il dono che annuncia il volto misericordioso e rivoluzionario di Dio. Troppo spesso, invece, li diamo per scontati, fino a trasformarli in riti antropologici di passaggio: nasce un bambino ed è normale che sia battezzato, quale gesto di festa e di accoglienza alla nuova vita.
Il Battesimo non può ridursi a marcatore per identificare “i nostri”. Il documento del Sae, nella sua essenziale sobrietà, vuole ricordare a tutte le Chiese anche questo.

Last modified on Domenica, 26 Maggio 2019 09:53

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