Giovedì, 14 Luglio 2022 19:25

Studenti e nazionalità: gli effetti della pandemia

Si è chiuso da poco l’anno scolastico, il terzo segnato dalla pandemia e dalle misure di contenimento del contagio. In Italia le scuole sono state uno dei luoghi più regolamentati, con lunghi periodi di Dad (Didattica a distanza) e Ddi (Didattica digitale integrata) con connesso dibattito in relazione all’opportunità di un approccio così rigido rispetto a quello adottato in altri contesti.

Sebbene quella studentesca rappresenti una fascia d’età meno minacciata dalla pandemia, si è ritenuto che fosse importante controllare le scuole in quanto luoghi di diffusione delle infezioni in generale, ma quali sarebbero state le conseguenze per ragazzi e ragazze, sia sul medio che sul lungo periodo, per questa “distanza forzata” e per l’obbligo di rimanere in casa?
Ci sono ripercussioni differenti tra gli alunni e le alunne italiane e coloro che originano da altri Paesi?

VITA QUOTIDIANA “A DISTANZA”
Sono recentemente usciti i dati di un importante studio Istat che ha approfondito gli effetti delle regole e costrizioni anti-covid sulla popolazione studentesca, in particolare nelle scuole secondarie.
Essere di famiglia italiana o straniera ha avuto conseguenze nell’accesso alle lezioni a distanza? Quali altri fenomeni sono hanno accompagnato le misure di contenimento della pandemia?

Lo studio Istat rivela che due studenti su tre preferiscono le lezioni in presenza rispetto a quelle a distanza e che in genere le lezioni a distanza sono considerate più faticose da seguire.
La popolazione studentesca italiana preferisce le lezioni in presenza nel 68,3% dei casi, mentre quella di origine straniera “solo” nel 60,3% dei casi. Le lezioni in presenza sono preferite non solamente per la modalità di erogazione della didattica, ma anche per tutto ciò che in termini di incontro e di relazioni sociali avviene prima e dopo le lezioni vere e proprie.

DIFFERENZE CHE PESANO SULLA “PERCEZIONE”
Rispetto alla possibilità di seguire adeguatamente la didattica a distanza, si sono viste delle differenze tra studenti di nazionalità italiana e studenti con background migratorio: mentre l’80% del primo gruppo è riuscito a seguire la Dad con continuità durante il primo lockdown, ciò è stato possibile solamente per il 71,4% del secondo gruppo, a causa di peggiori connessioni e peggiori dispositivi, soprattutto per coloro che vivono nel Mezzogiorno.

Peggiori dispositivi, concretamente, significa che la popolazione studentesca con background migratorio spesso si è potuta connettere solo con il cellulare mentre quella di nazionalità italiana poteva usare il computer. Tale limitazione risultava particolarmente penalizzante per lo svolgimento dei compiti a casa o delle verifiche. Inoltre, la stanza dalla quale si connettevano in Dad era spesso condivisa con fratelli o sorelle. Ne deriva che per 1 su 3 la Dad è stata percepita come penalizzante sul rendimento scolastico, mentre ha avuto la stessa percezione 1 studente di nazionalità italiana su 4.

Lo studio Istat ha indicato anche due altre conseguenze importanti: una sul fronte della socialità e una sul fronte economico.

SOCIALITÀ “MENO” PENALIZZATA
In termini di socialità, il 50,5% di studenti ha visto un calo nella frequentazione di amici e amiche. Distinguendo tra studenti di nazionalità italiana e studenti con background migratorio, che già prima dell’avvento della pandemia uscivano meno nel tempo libero, durante il confinamento hanno anche sentito meno la mancanza della possibilità di incontrare compagni e compagne.

Alcune attività sono mancate in modo trasversale a tutta la popolazione studentesca, come viaggiare e uscire liberamente di casa. Andare a feste e praticare sport sono però attività già meno diffuse tra studenti non italiani prima della pandemia, e quindi le misure di confinamento hanno avuto un impatto minore su di loro.

POVERTÀ ECONOMICA
L’altra grande questione è quella economica: gli strascichi della pandemia sono stati in termini di posti di lavoro persi, riduzione di ore lavorate e aziende chiuse. Lo studio ha approfondito quanto la situazione economica della famiglia fosse stata percepita in seguito alla pandemia: la ritiene peggiorata il 28,7% degli studenti di nazionalità italiana, e il 39,1% di studenti con background migratorio. Vi è dunque una differenza importante in base al gruppo di appartenenza.

Considerando la situazione della propria famiglia, sono coloro che vivono già in famiglie “povere” ad aver notato più spesso un peggioramento.
Un fatto rilevante rispetto alla percezione della propria famiglia come “povera” emerge confrontando le collettività albanese e marocchina, con storie migratorie analoghe e stabilizzate da diversi anni in Italia in modo simile. Mentre gli studenti albanesi, ragazzi e ragazze, ritengono povera la propria famiglia nel 6,6% dei casi, lo stesso avviene per il 17,9% di coloro che hanno origine marocchina.

Per le scuole, invece, il lockdown è stato l’occasione per sperimentare su larga scala un cambiamento di enormi dimensioni in termini di digitalizzazione, che sarebbe stato impensabile senza un’emergenza in corso: nonostante le difficoltà, gli errori, i passi falsi, alcuni apprendimenti sono stati innegabili e hanno obiettivamente cambiato la scuola. È importante raccogliere ciò che ha insegnato la pandemia alle scuole stesse per utilizzarlo al meglio in futuro, in particolare a favore di alunni e alunne che hanno risentito più gravemente di questo periodo.

Last modified on Giovedì, 14 Luglio 2022 19:36

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