Il progetto dell’Arena di Pace ha posto noi “Donne in nero” davanti alla scelta se collaborare o meno con associazioni e movimenti che avevano impostazioni differenti dalle nostre. Il nostro modo di manifestare è essere vestite di nero, in silenzio. Attraverso i nostri cartelli denunciamo la guerra, le spese militari, le violenze, e siamo vicine, anche fisicamente, a tutte le donne che soffrono e chiedono la pace.
Ci siamo consultate, e il desiderio di fare rete su un obiettivo così nostro ci ha fatto superare tutte le perplessità, e abbiamo aderito. Dopo aver conosciuto fratel Soffientini, Comboniano, che ha dimostrato disponibilità e attenzione verso di noi, abbiamo collaborato aderendo ai vari tavoli di lavoro. Io ho partecipato, con altre, ad alcune conferenze su “Democrazia e Diritti”.
È emerso con forza che la nostra Costituzione non è un regalo fatto dalla Costituente dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma un prezioso documento di norme di vita civile tra le persone, le comunità e gli Stati. Non è ancora completamente attuata, anzi, a volte è minacciata; quindi va difesa con la partecipazione responsabile di noi, cittadini e cittadine. Altri temi sono stati: lo sfruttamento delle persone e della Terra, i diritti di tutti gli esseri viventi, il consumismo ed il commercio di armi.
Un gruppo di donne che ha seguito tutti i lavori ha sottolineato la poca considerazione del ruolo femminile: il patriarcato persiste, anche nella Chiesa. Per questo è stato redatto il documento “Donne in Arena di Pace”, che affianca quello ufficiale del tavolo “Democrazia e Diritti”.
È molto impegnativo essere presente e partecipare con consapevolezza a scelte radicali di vita. Penso che il percorso fatto per mesi da tante associazioni e movimenti popolari sia stato importantissimo. Si è formata una “mappa” di associazioni e movimenti che lavorano per lo stesso obiettivo: la pace, il disarmo e la giustizia. Il proposito è che diventi una rete attiva e collaborativa.
Il 18 maggio in Arena è stato commovente vedere circa 15.000 persone che chiedevano pace e disarmo, e tutte hanno applaudito papa Francesco, riconosciuto unico rappresentante autorevole di un cammino di Giustizia e Pace.
Per noi “Donne in nero” è stato toccante ascoltare il Papa leggere un nostro striscione “Smilitarizziamo menti e territorio”. Ha sottolineato che la pace comincia dentro di noi: i conflitti ci sono e ci saranno sempre, ma il modo di affrontarli possiamo cambiarlo noi adottando modalità non violente, quali l’ascolto, il dialogo, la diplomazia, e cercando ostinatamente un punto d’incontro.
L’Arena di Pace mi ha donato una grande speranza, anche perché c’erano tante persone giovani. Padre Alex Zanotelli ha proposto un nuovo incontro tra due anni, affinché «tutto quello che abbiamo detto e fatto non rimanga solo una bella festa».
Quando sono uscita dall’Arena Marco, mio marito, era già andato a casa insieme ai due nostri ospiti: Samohamed e Alba di Genova, arrivati il giorno prima per partecipare agli incontri alla Fiera e all’Arena. Samohamed, marocchino di seconda generazione, insegnante e consigliere comunale a Genova, Alba, di origine albanese, poliedrica studentessa di Scienze sociali e attiva nel Coordinamento nazionale giovani generazioni italiane (Congi).
Il mondo è tutto una sorpresa ed è molto interessante!
Martedì, 18 Giugno 2024 07:17
“Giustizia e Pace si baceranno”
Che ruolo hanno le donne nel promuovere la pace? La testimoninaza delle Donne in Nero all'Arena di Pace 2024.
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