150 organizzazioni della società civile si sono confrontate per elaborare un documento con 12 priorità, in parte recepite dalla Dichiarazione di avanzamento del Patto globale: lezioni dalla pandemia; cambiamento climatico; razzismo, xenofobia e identità di genere; diritti di lavoratori e lavoratrici migranti; vie migratorie regolari e regolarizzazione; protezione dei confini; detenzione; deportazione e ritorno; infanzia migrante; accesso ai servizi; organizzazione e voce della popolazione migrante; impegno della società civile.
Con l’apporto qualificato di coloro che operano nell’ambito delle migrazioni, l’Ngo Committee on Migration ha ulteriormente messo a fuoco cinque priorità, indicando per ciascuna buone pratiche e azioni virtuose già in atto, anche se l’ultimo giorno di discussione sulla Dichiarazione di avanzamento la rappresentante Usa ha affermato che il suo Paese non intende proteggere il miglior interesse del minore dal momento che non ha firmato la Convenzione sui diritti dell’infanzia (1989) e neppure il Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.
1) LEZIONI DALLA PANDEMIA
Regolarizzare lavoratori e lavoratrici migranti, come avvenuto in Canada e Francia, o estensione dei visti o regolarizzazione temporanea, come avvenuto in modo automatico in 30 Paesi.
Garantire l’accesso della popolazione migrante ai servizi sanitari essenziali, a prescindere dal loro stato regolare o irregolare, come avvenuto in 40 Paesi; in Colombia, Finlandia, Irlanda, Svizzera, Regno Unito e Corea del Sud l’accesso a servizi sanitari e sociali è stato garantito anche a coloro che non avevano permesso di soggiorno valido.
Offrire alternative alla detenzione di migranti irregolari, da evitare in modo assoluto per minori e relativi accompagnatori, per vittime di violenza, di tortura e di tratta. Buone pratiche sono state riscontrate in Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito.
2) CAMBIAMENTO CLIMATICO
Gestire i disastri ambientali a lenta insorgenza per prevenire la migrazione forzata e irregolare della popolazione. In Kenya c’è già un’iniziativa che coinvolge il governo e organizzazioni non governative.
Fornire analisi condivise per meglio comprendere e gestire i flussi migratori da degrado ambientale, come avviene nel Sahel. Church World Service, attraverso la pubblicazione Moving Toward Resilience: A Study of Climate Change, Adaptation, and Migration, coinvolge le comunità locali nella raccolta di informazioni.
Promuovere azioni multilaterali a livello regionale e globale, come avvenuto nelle Isole Fiji e a Kiribati. Anche nell’Africa orientale sono stati attivati corridoi agevolati di migrazione per Gibuti, Etiopia, Eritrea, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Uganda.
3) MIGRANTI IN SITUAZIONE DI VULNERABILITÀ
Rafforzare assistenza e protezione a minori, richiedenti asilo e vittime di tratta, come attuato in Italia e in Grecia nel 2006 grazie alla Croce Rossa e a Save the Children, e come indicato nel memorandum tra Emirati Arabi Uniti e Indonesia.
Riconoscere le competenze lavorative della popolazione migrante e difendere i diritti di coloro che lavorano, come garantito dall’accordo bilaterale del Portogallo con Marocco e India.
Garantire canali di assistenza e accoglienza per rifugiati e altri migranti forzati, inclusi quelli climatici, e rendere possibile la riunificazione familiare; Colombia ed Ecuador hanno regolarizzato e integrato quasi 2 milioni di persone fuggite dal Venezuela; il Canada ha fatto altrettanto per richiedenti asilo e dal 2016 al 2022 4.300 persone hanno raggiunto Italia, Francia, Belgio e Andorra grazie ai corridoi umanitari organizzati da Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche, le conferenze di vescovi cattolici e le Caritas.
4) INFANZIA MIGRANTE
Tutti i bambini e le bambine hanno diritto alla protezione, come garantito prima del 2020 nell’Africa meridionale grazie a un approccio regionale tra Sudafrica, Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Eswatini e Zambia.
L’interesse del minore deve sempre prevalere, come avviene nel Regno Unito per giovani senza famiglia e vittime di tratta; anche in Costa Rica la loro protezione è garantita da un protocollo redatto con il concorso di Unicef e Unhcr.
Ogni bambino e bambina migrante deve poter esprimersi su questioni che le riguardano, come avviene in Irlanda e Vietnam.
Educazione e cura devono essere promossi dalla prima infanzia, come attuato in Uganda e Colombia.
5) XENOFOBIA E RAZZISMO
Realizzare campagne di informazione accurata e corretta, che contrastino pregiudizi e discriminazioni indotte da una percezione distorta della migrazione. Buone pratiche sono presenti in Germania, Canada, Ecuador e Maldive.
Coinvolgere migranti e rifugiati nell’elaborare strategie e prendere decisioni a livello sia di governo che di comunità locali; Sudafrica e Malta si stanno adoperando in tal senso dal 2019-20.
Assicurare l’accesso a sanità, educazione e giustizia per migranti e rifugiati che non abbiano documenti in regola; ciò è avvenuto nel 2017 in Brasile e nelle città di Beirut (Libano), Freetown (Sierra Leone) e Città del Messico sotto l’egida del programma del Mayors Migration Council (Consiglio dei sindaci sulle migrazioni).