Mercoledì, 01 Maggio 2019 13:47

Africa: giovani in azione e collaborazione

Una regione del mondo particolarmente vulnerabile agli effetti del riscaldamento globale è l’Africa subsahariana. La popolazione, pari a circa 1,3 miliardi (stime Onu 2019), è ancora in prevalenza dispersa nelle zone rurali, benché l’urbanizzazione ne abbia concentrato quasi il 41% nelle grandi città. Per loro la mancanza di adeguate infrastrutture rende le alterazioni climatiche veri e propri disastri. La politica tarda a intervenire, ma varie organizzazioni, incluse quelle giovanili, sono attive da anni

Mi chiamo Allen, ho 35 anni, vivo in Kenya e dal 2008 sono impegnato nella tutela dell’ambiente.
Dal 2012 sono direttore esecutivo di Cynesa, la Rete cattolica di giovani per la sostenibilità ambientale in Africa.
Sono originario della “cintura verde” (Green Belt), ovvero una zona rurale molto fertile. Sono cresciuto non lontano da Nakuru. In casa non avevamo acqua corrente e nella stagione secca dovevo fare chilometri per attingerla al pozzo della missione. Queste memorie hanno nutrito il mio impegno per la salvaguardia ambientale: nella mia infanzia ho visto il lago Nakuru ridursi a una pozzanghera, perché lo sfruttamento rapace delle foreste ha gravemente alterato il ciclo delle piogge.
Quando ho studiato Gestione dell’ambiente alla Kenyatta University ho fatto anche volontariato nel Magis, un gruppo accompagnato dai gesuiti: da loro ho attinto una grande passione per la giustizia sociale.
Da queste esperienze di vita è scaturita l’idea fondante di Cynesa: un network che, da una prospettiva sociale e di fede, sensibilizza la gioventù sulla questione climatica. I gruppi giovanili sono poi incoraggiati e accompagnati a realizzare azioni concrete per tutelare l’ambiente nel proprio contesto.

Dalla consapevolezza all’azione
Nel 2012 Cynesa è nata come un piccolo gruppo di puro volontariato. All’inizio scrivevamo articoli sui vari giornali, poi abbiamo creato un sito dedicato. La nostra struttura è leggera e molto articolata: raggiungiamo la gioventù nelle scuole secondarie o nei gruppi parrocchiali, dove parliamo anzitutto dell’impatto che il nostro stile di vita e le nostre scelte politiche hanno sull’ambiente. In chi ci ascolta matura spesso il desiderio di impegnarsi in prima persona: così giovani sensibili si aggregano a noi, e Cynesa cresce. Oggi siamo presenti in Kenya, Tanzania, Uganda, Ruanda, Burundi, Repubblica democratica del Congo, Zambia, Zimbabwe e Sudafrica. Da poco abbiamo preso contatti anche con giovani del Ghana.
In ogni Paese dove operiamo si costituisce un core team che individua le questioni prioritarie e organizza le iniziative. Attualmente quello del Kenya è costituito da 25 persone provenienti da vari distretti del Paese: tutte aderiscono già a movimenti giovanili o gruppi parrocchiali che, proprio grazie a loro, vengono sensibilizzati su questioni socio-ambientali. In questo modo raggiungiamo migliaia di giovani.
Il core team in Tanzania ha una quarantina di aderenti: il numero e l’età variano da Paese a Paese. Ci sono sia adolescenti che ventenni; per questo il ricambio è intenso: chi termina la scuola o l’università si sposta altrove in cerca di lavoro, mentre altri giovani si aggregano al core team.
Nel 2014 abbiamo ricevuto un primo piccolo finanziamento a sostegno delle nostre attività e da allora, per esigenze contabili, Cynesa è ufficialmente registrata.
Al momento soltanto Hellen Mugo e io lavoriamo a tempo pieno nel segretariato di Nairobi e accompagniamo i core team che nel frattempo sono nati in vari Paesi africani.

Grazie a papa Francesco
Per Cynesa la mobilitazione giovanile a difesa del clima è motivata dalla fede: ci si prende cura di tutta la creazione. Lo abbiamo fatto ben prima dell’enciclica Laudato si’, ma questa ha fortemente incentivato le nostre attività. Dal 2015 la diffondiamo fra tanti e tante giovani in Africa.
In Ruanda il core team ha organizzato Cynesa club in due università, e nell’arcidiocesi di Kigali siamo addirittura un movimento riconosciuto, che è ora impegnato a tradurre la Laudato si’ in lingua locale (il kinyarwanda) per divulgare l’enciclica fra la gente.
Azioni molteplici
A Dar es Salaam, in Tanzania, ogni anno a dicembre la diocesi organizza una “messa in riva al mare” per giovani: è l’occasione di pulire la spiaggia insieme e sensibilizzarsi sull’innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento climatico.
Il Cynesa club della Loyola High School di Dar es Salaam contribuisce anche a rendere sostenibile il campus: è impegnato nella gestione dei rifiuti, nell’efficienza energetica e nella tutela dell’acqua.
Lo scorso anno Cynesa Rwanda ha coinvolto attorno a Kigali 1500 studenti delle scuole primarie: hanno piantato 5000 alberi.
Nel settembre del 2018 Caritas Kenya, a livello nazionale, ha coinvolto Cynesa per mobilitare la gioventù nella Campagna cattolica per l’ambiente.
Attualmente, il nostro gruppo in Zimbabwe sta documentando e valutando l’impatto del ciclone Idai, che nel marzo scorso ha ucciso centinaia di persone e lasciato migliaia senza tetto in Malawi, Mozambico e Zimbabwe.

Con poche risorse e tanta creatività si può fare molto e mettere in pratica l’insegnamento sociale della Chiesa. Negli anni abbiamo fatto sentire la nostra voce anche in ambito politico, perché il benessere delle generazioni future non venga dimenticato.

Advocacy in salita
Da anni partecipiamo alle conferenze Onu sull’ambiente organizzate da Unep** a Nairobi, dove si trova la sede di Cynesa. Mancano però meccanismi per monitorare che quanto concordato per la sostenibilità ambientale venga davvero attuato. Alcuni anni fa, per esempio, il ministro dell’Ambiente del Kenya si disse contrario alla costruzione di una centrale termoelettrica a carbone a Lamu, da lui stesso definita altamente inquinante. Da notare che in Kenya abbiamo abbondanza di sole e di altre fonti rinnovabili e non fossili. Eppure, dopo appena due anni, il vicepresidente concluse un affare con General Electric e l’Investment and Power Construction Corporation della Cina per la costruzione della megacentrale.*** Questa la motivazione: avrebbe garantito occupazione e tanti altri benefici.
In realtà ci sono interessi economici, spesso alimentati dalla corruzione, a dettare l’agenda politica.

Continua...

Last modified on Mercoledì, 01 Maggio 2019 13:53

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