Cambiare richiede sforzo. Usi e costumi che da sempre caratterizzano le nostre vite spesso sono difficili da sostituire, ma il risultato che possiamo ottenere rischia di essere addirittura migliore di quello a cui eravamo abituati. Perchè alle volte cambiamento può essere sinonimo di progresso.
Ne è un esempio la sentenza emessa qualche giorno fa dalla Corte Costituzionale sull'attribuzione del cognome ai figli, che segna un'importante punto di svolta per la lotta alla parità di genere. Sostituire questa annosa pratica, dichiarata discriminatoria dalla stessa Corte, richiederà impegno e perseveranza: ci sono voluti decenni per discuterne e ora, quantomeno, abbiamo una risposta.
Il linguaggio attraverso il quale ci esprimiamo contribuisce alla creazione delle nostre identità, che in primis sono definite dai nostri nomi e cognomi: l'automatismo dell'attribuzione del cognome paterno ai figli è un caposaldo della società patriarcale. Per cambiare questo tipo di scoietà, sono essenziali provvedimenti di questo tipo.
Ma la lotta non deve fermarsi qui. Il provvedimento segna un concreto punto di inizio, l'apripista dal quale non si può prescindere per soppiantare quel patriarcato che da tempo donne e uomini combattono.
Per il mese di maggio, ActionAid ha lanciato il rapporto “Cambia Terra”, un'indagine sulle condizioni delle donne impiegate nei campi e nelle serre dell’Arco Ionico per raccontare le violazioni dei diritti delle lavoratrici. Dal rapporto emergono molteplici forme di violenza (verbale, fisica, psicologica e sessuale) spesso accompagnate da minacce. Agghiacciante la pratica secondo la quale ogni mattina, tra le donne lavoratici, ci sarebbe una “prescelta”, invitata a salire sul posto davanti del furgone che accompagna le operaie agricole nei campi: «Sul cruscotto vengono messi un cornetto e un caffè caldo, comprati al bar. Mangiare la colazione significa accettare l’avances sessuale e quindi ottenere l’ingaggio. Rifiutando, invece, il giorno dopo si viene lasciate a casa» spiega Annarita Del Vecchio, psicologa e collaboratrice di ActionAid in Puglia.
Cambiare una mentalità che porta a commettere azioni di questo tipo richiede un intervento educativo notevole, che deve partire dalle istituzioni che reggono le nostre comunità.
Lo fa l'organizzazione Voce Donna Onlus Pn con il progetto “Educare alla parità nell'infanzia”, che dal 14 maggio al 18 giugno prevede sei incontri dedicati a genitori e figli tra i 3 e i 6 anni, con l'obiettivo di favorire la parità di genere nel contesto familiare fin dalla tenera età.
Cambiare una società abituata al patriarcato non si può fare dall'oggi al domani, ma con azioni di questo tipo si piantano i primi semi per renderlo possibile.