Tra loro 52 capi di Stato, il segretario generale dell’Onu, il direttore generale dell’Oms, la direttrice del Fondo monetario internazionale e quella dell’Organizzazione mondiale del commercio, la presidente della Bce e ben 1.500 manager in rappresentanza di 700 aziende.
Il tema, “La cooperazione in un mondo frammentato”, è intrigante ma le prospettive molto meno, perché anche la partecipazione della società civile, molto contenuta sebbene ampiamente sbandierata dagli organizzatori, potrà influenzare le decisioni politiche ed economiche?
Chi condiziona Davos, come già COP23 che lo scorso novembre ha dibattuto sull’emergenza climatica, sono le potenti aziende multinazionali e i loro scandalosi profitti.
Si è ripetuto fino allo sfinimento che la sostenibilità della vita umana e di tante altri organismi dipende da una drastica riduzione delle emissioni di gas climalteranti, come anidride carbonica e metano. È la stessa ricerca scientifica a dimostrarlo, eppure miopi interessi economici hanno la meglio su scelte più lungimiranti che chiedono anzitutto di rivedere stili di vita consumistici e distruttivi.
In conseguenza alla feroce aggressione dell’Ucraina, anche quest’anno la Federazione Russa è esclusa dal vertice di Davos, ma se la finalità è raccogliere i brandelli di una “fiducia” più che lacerata per rilanciare una “cooperazione” benefica, escludere chi crea problemi può essere la via da seguire?
Le richieste per cambiare l’economia e renderla più sostenibile e più giusta non mancano: c’è chi chiede di disinvestire dalle fonti fossili, chi protesta e lancia appelli per bloccare l’apertura di nuovi siti fossili di estrazione.
Gli appelli della società civile sono già confermati da azioni che prospettano cambiamenti possibili, forse apparentemente insignificanti ma capaci di avviare un vero cambiamento: di mentalità, di relazioni, di stili di vita.
Un convegno su nuovi modi di produrre e consumare energia ne ha parlato il 13 gennaio a Trapani. Eventi simili sulle Comunità energetiche rinnovabili si svolgono da tempo in altre parti d’Italia, interessando gruppi di cittadinanza e anche piccole e medie imprese. La Regione Lazio ha da poco pubblicato il bando che ne finanzia gli studi di fattibilità.
Anche il Movimento Laudato si’, che il 15 gennaio ha celebrato 8 anni di vita, continua a diffondere in tutti i continenti scelte di ecologia integrale.
I progressi sono lenti, ma ci sono, e incoraggiano a non rassegnarsi: con azioni di “cittadinanza” che riescono davvero a cooperare, anche un’altra energia diventa possibile!