Mercoledì, 29 Giugno 2022 15:40

Qui passa il Dio-pellegrino

Il Rapporto sulle migrazioni nel mondo 2022 indica che nel 2021 il numero di migranti è più che raddoppiato in America Latina e Caraibi: da 7 a 15 milioni. La regione risulta essere quella con la più marcata crescita di migranti internazionali, pari al 5,3% del totale.
Gli Usa rimangono la destinazione più ambita, con 51 milioni di presenze, ma in rapporto alla popolazione è l’Oceania la regione con la più alta percentuale di residenti che provengono da altri Paesi, pari al 22%. Un più recente rapporto sui flussi migratori nelle Americhe, pubblicato dall’Oim lo scorso giugno, conferma che questi si dirigono principalmente verso gli Usa. Al confine tra Guatemala e Messico, la città di Tapachula è quella più frequentata da migranti provenienti da altre regioni: conta circa 350.000 abitanti e decine di migliaia di migranti “in transito”. Una missionaria comboniana che presta servizio in un centro di prima accoglienza racconta la sua esperienza.

Tante sono le storie con nomi e volti pieni di dolore; sono fratelli e sorelle migranti di nazioni diverse che passano da Tapachula per proseguire il loro viaggio della speranza verso gli Usa. La maggioranza arriva dal Centroamerica: Honduras, Nicaragua, El Salvador, Guatemala e Haiti, ma anche da Venezuela e Colombia. Scappano dai loro Paesi per sottrarsi alla violenza, alla povertà, alla persecuzione e alla tratta di persone.

Con sorpresa abbiamo però riscontrato che in parte arrivano anche dall’Africa, in particolare dalla Repubblica democratica del Congo, dall’Angola e dalla Nigeria. In cerca di condizioni di vita migliori, investono tutto quello che hanno per mettersi in viaggio verso la “terra promessa”, e per raggiungerla rischiano anche la vita.

Timidamente si avvicinano al Centro di Fraternità Espwa (Speranza): chiedono qualche indumento, un po’ di cibo ma, soprattutto, una parola amica: sentono il bisogno di accoglienza e ascolto, di uno sguardo amorevole, e sono felici quando li salutiamo nella “loro” lingua, che per congolesi e angolani è il lingala. Quando sanno che conosciamo i loro Paesi, si aprono con fiducia e cominciano a esprimere come si sentono.

Un adolescente angolano di 14 anni è sconvolto. Mi avvicino e gli chiedo come posso aiutarlo; mi confida di aver perso il fratellino e la mamma mentre attraversavano la foresta del Panama: la corrente del fiume se li è portati via.

Un giovane papà congolese viene aggredito dai ladri e le due figlie adolescenti sono violentate davanti a lui: lo perseguita ancora il senso di colpa, perché non ha potuto difenderle; i malviventi lo avrebbero ucciso.

Una donna congolese è fuggita da un marito violento; mostra le cicatrici sul corpo: la trattava come una schiava. Io la ascolto e la abbraccio, lei scoppia in lacrime e mi ringrazia: si è sentita rassicurata e amata.

Una bambina angolana di quasi dieci anni era arrabbiata con il mondo perché sentiva tanta nostalgia delle sue sorelle rimaste in Angola.

Come comboniana mi commuovo quando arrivano al Centro Speranza persone africane. In me trovano una sorella che le consola e infonde loro fiducia per continuare il viaggio.

Mi commuove anche la gratitudine di tante persone centroamericane: pur avendo perso tutto, a volte anche la fiducia in sé, sono ricche di gentilezza e gratitudine. Ci considerano sorelle e madri che si prendono cura di loro finché non possono riprendere il viaggio.

In questi volti contemplo il volto di Cristo migrante. Tapachula è un mondo di incontri, dove puoi toccare con mano la presenza di un Dio pellegrino che continua a camminare per strade nuove e “sicure”, affinché i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti possano realizzare il loro sogno.

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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