Giovedì, 14 Luglio 2022 20:32

La gioia di vivere la propria vocazione

Maria Luisa Matarazzo, classe 1941 e Pia Madre della Nigrizia dal 1965, offre scorci sulla sua scelta missionaria comboniana. Ha vissuto la guerra degli anni Novanta in Congo senza perdere la sua affabilità

Ero una ragazza abbastanza sbarazzina ma timida, con una certa allergia per preti e suore, che a Napoli sono chiamate “cape ’e pezze”, ovvero “teste di stoffa”. A metà anno scolastico, la mia mamma dovette spostarmi dalla scuola delle suore a quella pubblica perché né io né loro ci sopportavamo.

CIRCOSTANZA FORTUITA
A 14 anni un’amica mi invita a partecipare con lei a un incontro per giovani. Ero molto riluttante, ma mi convince: sarebbe stata una bella passeggiata. Vado. Il tema dell’incontro verte sulla scelta vocazionale, argomento molto lontano dai miei interessi.

Proiettano delle diapositive sulla situazione dell’Africa, in particolare di bambini e bambine: rimango fortemente toccata dalla povertà ma anche dalla serenità della gente. In quel momento mi balena un sogno: andare anch’io laggiù a dare una mano. Ma come e con chi andare? Cosa fare? Queste domande ricorrono, ma quel sogno sembra proprio irrealizzabile.

TANTI CONTRASTI
Un giorno mi rivolgo al parroco per avere informazioni sull’Africa e lui mi segnala le suore del catechismo. Non le conosco, ma suor Clementina Martini e suor Clemenza Barri, due persone semplici e discrete, sono piene di entusiasmo. Ascoltandole, avverto rifiorire il mio sogno: «È proprio quello che cerco!».

Mi portano qualche libro e mi invitano a passare da casa loro nella clinica “Villa dei Gerani”. Frequentandole, rimango colpita dalla loro dedizione ai malati, dalla serenità del loro essere e dalla passione per la missione (anche se nessuna delle due era mai uscita dall’Italia): il sogno diventa possibile.

Terminata la scuola, insegno per un anno alle elementari presentando a bimbi e bimbe anche la situazione di coetanei meno fortunati di loro. Gli anni passano e arriva il momento di decidere. Ne parlo in famiglia, e scoppia una tempesta: tutti contro. Attendo la maggiore età (allora 21 anni) per poter lasciare casa. È doloroso, soprattutto per mia madre. In quel periodo tanto difficile, suor Afra Manzana, allora superiora della comunità a “Villa dei Gerani”, mi dona consigli e gesti preziosi di attenzione. La ricordo con affetto e riconoscenza per il suo materno aiuto.

QUALE MISSIONE?
Arrivo da Napoli a Verona, felice di essere lì per poi raggiungere l’Africa, ma non mancano i momenti difficili, per la mentalità rigida del convento e per le notizie dalla famiglia. A quel tempo non si leggeva la vita di Comboni, ma sapevo quali difficoltà avesse affrontato e questo mi incoraggiava.

Anche in noviziato suor Luisa Favero, apparentemente burbera, comprende la mia situazione e mi aiuta. La prima esperienza missionaria è in Eritrea, ad Asmara. Arrivo il sabato e il lunedì sono già in classe: 1ª elementare della scuola italiana, con 40 alunni. Insegno in italiano, ma solo 4 sono italiani. Che sgomento! Comunque mi resta anche il tempo per visitare i villaggi e stare con la gente.

All’Università di Asmara avevano bisogno di docenti di Economia, così lascio gli studi umanistici per prepararmi in quell’ambito. Nel frattempo continuo a insegnare nei corsi preuniversitari e posso intrattenere lunghe conversazioni con gli studenti eritrei. L’esperienza è dura, ma fruttuosa.

LA GIOIA DI CONDIVIDERE L’AMORE DI DIO
Dopo la laurea all’Università di Bari, vengo assegnata all’Uganda e successivamente alla Repubblica democratica del Congo, sempre per l’insegnamento e l’accompagnamento di giovani senza però trascurare di farmi prossima alle persone bisognose.

In tante situazioni ho potuto trasfondere la mia umanità, la mia gioia di stare con la gente e l’amore di Dio per ogni persona. Con la loro testimonianza, suor Elena Binetti e suor Domenica dal Borgo hanno dato un impulso bello alla mia vita consacrata, e ancora oggi sono felice di essere missionaria comboniana a Bari, nelle carceri e nel centro richiedenti asilo, dove molti fratelli e sorelle di altri continenti, dopo infinite peripezie, sono in attesa di un verdetto sul loro futuro.

Last modified on Giovedì, 14 Luglio 2022 20:40

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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