A Montorio, paese a pochi chilometri da Verona, Luigia Zago e Isabella Zadrich mettono a disposizione parte della loro abitazione per le «allieve missionarie» che, come ripeteva Comboni, «seguano le tracce e adempiano le funzioni delle pie donne del Vangelo, le “Pie Madri della Nigrizia”».
Da Montorio a VeronaIl 31 dicembre 1871, una giovane veronese di 19 anni, Maria Caspi, bussa alla porta di quella casa. È accompagnata dallo stesso Comboni. Poco dopo arriva da Padova la formatrice, suor Pia Maria Galli, che sembra essere stata badessa benedettina, e il 17 gennaio anche Maria Teresa Scandola, originaria della Lessinia. Nei mesi successivi si aggi...
leggi tutto
Era il 1992: per favorire il mio inserimento in quella realtà anche climaticamente difficile, suor Maria Teresa Goffi mi affida a una religiosa della congregazione internazionale del Sacro Cuore: a Kangole, spostarmi a piedi e vivere in modo molto frugale a contatto della gente mi ha fatto innamorare subito di quella realtà.I primi sei mesi di vita tra i Karamojong sono trascorsi alternando l’apprendimento della lingua a Moroto e l’inserimento a Kangole, dove Lucia Careddu e Prassede Plodari mi hanno dato un esempio molto bello di impegno e servizio. Quindi ho raggiunto Namalu, dove ho vissuto per cinque anni un’esperienza pastorale molto arricchente, sia con ...
leggi tutto
Nel 1985, il Karamoja è uno “spettro” abbandonato a sé stesso: le scuole sono pressoché inesistenti e i centri sanitari rarissimi. Gli abitanti di Namalu sono governati, secondo la tradizione ancestrale, da anziani che si succedono per “gruppi di età” in relazione all’iniziazione da guerrieri ad adulti. Si sentono forti e liberi, e io rimango colpita dalla loro schiettezza. Nelle riunioni tutti gli anziani possono intervenire; raramente qualche giovane, mai le donne: la mia missione è dar loro valore attraverso l’educazione.
Presenza trasformanteLa comunità cristiana di Namalu è molto piccola ma vivace, e l...
leggi tutto
Le prime missionarie comboniane arrivano a Morulem il 7 ottobre 1956. Sono Rosalucia Vinco, Innocenza Turrin e Fosca Rosa. Il loro impegno è per il catecumenato, la scuola femminile, la maternità e il centro di salute, che ben presto riceve centinaia di pazienti anche da villaggi vicini. La stessa scuola, iniziata da suor Innocenza con pochissime bambine, nel 1958 ne ha più di 60. Un giorno suor Rosalucia scopre casualmente un villaggio abbandonato, dove un lebbroso coperto di piaghe attende la morte. Si china per medicarlo; un capo locale la vede e aggiunge: «Voi suore vi prendete cura di molte persone, ma non delle più bisognose». Alcuni lebbrosi si ...
leggi tutto
La fertile Uganda, divenuta protettorato britannico nel 1894, include a nord-est una regione semidesertica abitata da popoli seminomadi: il Karamoja. Nei secoli, un susseguirsi di migrazioni aveva condotto in quell’inospitale altipiano gruppi umani che prima del 1500 vivevano nel bacino meridionale del Nilo, e per questo detti “nilotici”. In particolare, i Karimojong sarebbero originari dell’Etiopia meridionale, a ovest del Lago Abaya, e si sarebbero spostati in momenti successivi per la migrazione dei Galla conseguente all’arrivo dei Somali dalla penisola arabica. Nell’Ottocento, quella terra selvaggia e isolata viene raggiunta anche da mercanti d’a...
leggi tutto
150 anni sono tanti, o forse no. Così anche i miei 56 mi sembrano un sogno passato troppo in fretta, un attimo… e ti ritrovi già a questa età. Che strano!Eppure ben 27 di questi anni li ho spesi come missionaria comboniana, alla ricerca del “Dio della Vita” presente nei popoli e nelle situazioni. Come descrivere questi anni di missione se non partendo da un profondo senso di ringraziamento, di stupore e, forse, anche di timore di fronte al “Mistero della Vita” che si è lentamente dipanato, con momenti di fatica, di deserto, di perdita, e molti di più di grazia, di desiderio, di ricerca, di servizio e di gioia?
La “missi...
leggi tutto
Mi chiamo Brigid, sono nata a Kabernet (Nakuru) in una famiglia cattolica. Nella scuola secondaria, che era residenziale e protestante, avvertivo che la mia spiritualità era trascurata e come leader della gioventù cristiana (ecumenica) ho chiesto che un prete venisse a celebrare la messa prefestiva. Uno di loro lascia un’agenda di contatti e io comincio a cercare come diventare missionaria.
Inizialmente incontro padre Romeo De Berti, un comboniano ospite nella mia parrocchia, ma poco dopo suor André Rothschild, comboniana, visita la gioventù cristiana della mia scuola e mi invita a seguire dei corsi vocazionali: lì scopro l’amore di Daniele Com...
leggi tutto
All’aeroporto di Nairobi mi aspettano suor Giuseppina Vecchi e don Venturino, missionario della diocesi di Alba. Su una vecchia Land Rover, polverosa e carica all’inverosimile, partiamo il giorno seguente. Tappa obbligatoria, Nanyuki, piccola città sull’equatore che ospita gli uffici della remota diocesi di Marsabit. Al posto di blocco di Isiolo ci controllano i documenti; la barriera si alza e inizia l’interminabile strada sterrata nella savana. Dopo varie tappe, al tramonto arriviamo a Marsabit, un’oasi di foresta nel deserto. Con il parroco di Alba, Giovanni Asteggiano, ci attendono le comboniane: Felicina Cremona, Alberta Tonon, Trinidad Rodríg...
leggi tutto
Più di mezzo secolo di presenza delle comboniane in Kenya rivela una particolare attenzione alle zone più insicure del Paese, abitate da popoli che per decenni sono vissuti ai margini della “civiltà”; ma nel tempo alcune priorità sono cambiate. Nel 1976 inizia la presenza a Kariobangi (Valle della droga), una baraccopoli di Nairobi, e nel 1996 una collaborazione qualificata nell’educazione terziaria al Tangaza College di Langata, una delle zone residenziali della capitale originariamente riservate ai coloni europei. Le comunità religiose internazionali che vi hanno preso dimora ne hanno reso il volto sempre più meticcio. Le combonia...
leggi tutto
Nel mese di novembre 1973 parto dall’Italia con Pierina Mazzoleni e la delegata del Kenya, Adriana Squarzon. Dopo qualche giorno raggiungo Ngandu, dove Prassede Zamperini della comunità di Marsabit passa a prendermi con don Redento, un sacerdote che lavora tra i Rendille ed è “in Kenya” per spese. A Isiolo la polizia ispeziona con cura l’auto, alza la sbarra e augura: «Safari njema!» (Buon viaggio!).
La “frontiera” del NordCon una scia di polvere rossa alle spalle, lasciamo il Kenya “civilizzato” per avventurarci nel deserto e nella savana adibita a pascolo di popoli somali che spesso diventano predoni. Prassede annun...
leggi tutto