Giovedì, 11 Gennaio 2018 14:55

Un miracolo di collaborazione

2008-2013/ La “rete” nasce e si consolida
Crn prende il via ufficialmente nel febbraio 2008, con il primo incontro di coordinamento di chi aveva responsabilità direttive 
e il primo corso residenziale per giovani, uomini e donne, indicati dalle comunità per mettere in onda i programmi. È l’inizio 
di un percorso condiviso che con pazienza ha tessuto anzitutto una “rete” di reciproca conoscenza e fiducia. In pochi anni cominciano a trasmettere otto emittenti locali; la rete radiofonica raggiunge milioni di persone e si allarga ulteriormente con la radio di Tonj.

«Come avete fatto?», chiede con stupore Carol Morgan, responsabile di Bbc World Service Trust in Sudan. Nell’ottobre 2009 il Sud è una regione traballante, senza regole e senza strutture, quotidianamente in bilico sul baratro di una guerra che cova; la regione dei pozzi di petrolio e quella di confine con il Nord Sudan sono spesso in subbuglio. Le prime elezioni democratiche sono previste per aprile 2010 e Crn cerca di preparare la popolazione, soprattutto quella stragrande maggioranza analfabeta, più donne che uomini, che mai nella loro vita avevano visto una scheda elettorale. È un evento molto importante, in vista del tanto atteso referendum per l’autodeterminazione del Sud Sudan, programmato per il gennaio 2011.

Una “rete” di fiducia
Siamo a Juba, nel centro di formazione di Crn, una struttura più che essenziale resa agibile nel 2008 dalla genialità pratica di fratel Alberto Lamana, comboniano. Rispetto a Radio Miraya, finanziata dai milioni di dollari dell’Onu, Crn è una formichina con risorse molto limitate ma con radici profonde nelle comunità e nelle diocesi del Sud Sudan e dei Monti Nuba. Un vantaggio impagabile.

«Ma come avete fatto?», chiede di nuovo Carol con il suo tono gentile. Avvezza a interagire con le autorità di governo, osserva con gioia quei giovani, uomini e donne, arrivati da varie parti del Sud Sudan e dei Monti Nuba: in due mesi impareranno a produrre programmi di riconciliazione e di educazione al voto. «Abbiamo fede!», le rispondo con un sorriso.

Rimane perplessa. Che c’entra la fede con la gestione di un’impresa di comunicazione?
Eppure Crn per me era anzitutto questione di fede: in Dio, in noi stessi del coordinamento e in ogni persona che, in modi diversi, era partecipe del progetto. Fede, ovvero fiducia!
Già nel febbraio 2008, i protestanti della Chiesa di Norvegia, pur non conoscendoci, ci avevano prestato sedie e tavoli per l’aula e il laboratorio del primo corso di formazione. Con fiducia, ovvero fede.

Articolato e complesso
La forza del network era l’unità nella diversità. Ogni emittente condivideva la stessa visione e le stesse linee editoriali, ma grazie allo stretto rapporto con la rispettiva comunità aveva grande autonomia nella produzione di programmi locali.

Per agevolare l’aggregazione di etnie che un lungo passato di violenza aveva reso ostili, ogni giorno venivano trasmessi programmi comuni in inglese e arabo, fra cui notiziari e programmi educativi, ma le sessioni nelle lingue del posto erano le più apprezzate: con creatività valorizzavano la cultura locale coinvolgendo attivamente la popolazione. E anche da luoghi sperduti arrivavano in studio inaspettate telefonate: un grazie, un commento o una bella critica.

Se è vero che senza il supporto della Conferenza episcopale del Sudan il progetto non sarebbe mai decollato, senza l’incoraggiamento e la fattiva collaborazione di una miriade di persone e di organizzazioni, cristiane e non, il network non sarebbe potuto crescere. Crn era “cattolico” in senso lato perché aveva un orizzonte “universale”: sia il personale che i programmi erano inclusivi, ecumenici e radicati nella società civile.

Continua...

Last modified on Venerdì, 12 Gennaio 2018 08:17

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