Giovedì, 30 Gennaio 2020 16:00

"Memorie", oltre "la memoria"

Su iniziativa dell’Onu, con risoluzione del 1° novembre 2005, il 27 gennaio di ogni anno ricorre il Giorno della Memoria.

Coincide con la data dell’arrivo delle truppe sovietiche a Oświęcim (in tedesco Auschwitz) e la liberazione di chi rimaneva ancora in vita nel vicino campo di sterminio. Quel giorno è stato scelto per ricordare i crimini commessi dal nazismo su milioni di persone, in prevalenza ebree, ma non solo.

Il 24 gennaio del 2005 l’Onu aveva celebrato il sessantesimo anniversario della fine dei campi di concentramento e della Shoah (termine ebraico per “catastrofe”).

Questo giorno ha un grande valore: ci tiene “in cuore” l’orrore del genocidio degli ebrei e l’aberrante sterminio di milioni di persone. Nella storia dell’umanità, aiuta le giovani generazioni a non perdere traccia di quei passi tragici e vergognosi.

Ma non possiamo focalizzare la nostra memoria soltanto sullo sterminio degli ebrei e sulle leggi razziali contro di loro.

Si stima che dal 1933 al 1945 nei campi di sterminio nazisti morirono oltre 16 milioni di persone: quasi sei milioni di ebrei e altri milioni di “indesiderabili” ed “esseri inferiori”: rom e sinti, omosessuali, disabili, tedeschi malati di mente e oppositori del regime, civili polacchi e slavi, prigionieri russi, sacerdoti cattolici, pastori luterani, pope ortodossi, ….

Può essere stato il terribile annientamento degli ebrei, lucidamente organizzato dal nazismo, a far concentrare anzitutto su di loro “la memoria”, ma la loro potenza economica e politica può aver ulteriormente contribuito a spostare i riflettori del 27 gennaio in una certa direzione.

Altri gruppi umani, ugualmente sterminati, non hanno avuto gli stessi mezzi per emergere, e sono rimasti nell’ombra.

Per non dimenticare tutte le vittime, nelle loro molteplici identità, potremmo passare da “la memoria” a “le memorie”.
Alla radice dello sterminio nazifascista c’era l’odio per l’alterità costituita da ogni “differenza”: di etnia, di religione, di pensiero, di stato sociale e di salute.

Ieri come oggi schegge di questo odio rimangono, striscianti o palesi: prestare attenzione alla molteplicità dei loro bersagli ci aiuta a coglierne meglio le inquietanti sfaccettature, e a meglio contrastarle.

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Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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