Venerdì, 31 Agosto 2018 14:59

Oltre le grandi banche, la riscossa dell’umano

In un momento storico in cui le banche 
concedono credito con sempre maggiore difficoltà, si sono fatti strada – ormai da diversi anni – strumenti quali microcredito, social lending e crowdfunding, che garantiscono linfa pecuniaria a chi 
non potrebbe altrimenti riceverla

La rivoluzione del microcredito inizia in Bangladesh, alla fine degli anni Settanta: Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace 2006, paladino del microcredito “moderno”, riprende l’esperienza meno famosa, ma essenziale, di Ela Bhatt, che nel 1972 aveva fondato in India il primo sindacato auto-organizzato di lavoratrici dell’economia informale, la Self Employment Women’s Association (Sewa).

Origini femminili
Nel 1974, due anni prima della nascita della Grameen Bank di Yunus, Sewa Bank avviò per le lavoratrici i primi “esperimenti” di microcredito, alla cui base stavano solide relazioni femminili.
Yunus, osservando la pratica di Sewa, notò che un prestito di somme modeste poteva affrancare da condizioni lavorative senza dignità. Accadeva molto spesso che un’artigiana di mobili in bambù dovesse comprare la materia prima dallo stesso committente a cui poi rivendeva i mobili: questi fissava entrambi i prezzi, non permettendo all’artigiana di tenere per sé un margine equo. Concedere un piccolo credito per l’acquisto in autonomia delle materie prime permetteva di spezzare il circolo vizioso e soggetti considerati marginali, come le donne, dimostravano di poter portare avanti il proprio lavoro e restituire il prestito.

Questo modello, diffuso successivamente in numerosi Paesi “poveri”, si basa sulla fiducia: chi richiede fa parte di un gruppo di solidarietà, i cui membri si fanno garanti del prestito per ogni membro che ne abbia bisogno. Si attualizzano così pratiche di mutuo aiuto diffuse da secoli: per esempio, in Senegal le tontines sono comunità, a prevalenza femminile, organizzate con spirito mutualistico per raccogliere il risparmio delle partecipanti in una cassa comune, da cui si attinge per erogare piccoli prestiti ai membri che di volta in volta ne hanno bisogno per spese personali o di impresa.

Uno sguardo all’Italia
Il microcredito italiano – e più in generale quello praticato nei Paesi più ricchi – ha un taglio diverso rispetto ai progetti diffusi nei Paesi più poveri.
Sebbene tutti i progetti di microcredito mirino a dare opportunità di migliorare la propria situazione a persone che normalmente non sono prese in considerazione dalle banche, in Italia il tipo di indigenza è diverso da quello dei Paesi poveri: non è così estrema ed eclatante, ma più nascosta nelle vite di persone cosiddette “normali”. Infatti, le nuove povertà, in continuo aumento, destabilizzano sempre più famiglie a causa della crisi economica, della perdita del lavoro o di eventi personali negativi quali malattie o separazione.

Il microcredito si rivolge a coloro che si trovano in una zona grigia fatta di lavori informali, di contratti di lavoro rinnovati di mese in mese, di stipendi che bastano per coprire le esigenze minime della famiglia ma non altre spese necessarie; persone che sarebbero in grado di rimborsare il prestito con piccole rate mensili, ma faticano a dimostrarlo alla banca, che generalmente esige un contratto di lavoro a tempo indeterminato o proprietà immobiliari.

Piccolo ma vitale
Il microcredito, quindi, consiste nell’erogazione di piccoli prestiti a uomini e donne che desiderano avviare una loro attività d’impresa o che stanno vivendo una difficoltà economica temporanea. In entrambi i casi si tratta di persone che non hanno ottenuto fiducia dal sistema bancario tradizionale perché non hanno le garanzie solitamente richieste o perché hanno situazioni personali complesse che devono essere approfondite e che le banche – concentrate prioritariamente sull’evitare il rischio di insolvenza – non prendono in considerazione. Talora, paradossalmente, hanno bisogno di cifre di denaro troppo contenute.

I tre elementi cardine del microcredito sono il prestito, il rapporto di fiducia reciproca e l’accompagnamento nello sviluppo dell’idea d’impresa o nella revisione del bilancio familiare.

Oltre le cifre, la persona
Il microcredito include accompagnamento. Allo Sportello di Microcredito Mag, noi operatrici, insieme a una quindicina di volontari e volontarie, approfondiamo il bisogno economico o progetto d’impresa di chi a noi si rivolge e seguiamo anche la fase di restituzione del prestito. Nell’arco di più colloqui cerchiamo di capirne la situazione economica, lavorativa e familiare e lo aiutiamo ad approfondire la fattibilità e sostenibilità del progetto d’impresa, o – nel caso di prestito personale – a rivedere la propria gestione economica familiare.

Questo è fondamentale per instaurare un rapporto di fiducia: oltre la documentazione presentata, rivela se la persona sia affidabile. Negli anni ci siamo resi conto che molte persone non avrebbero avuto bisogno di un prestito se avessero valutato meglio le proprie spese. Per questo motivo da quattro anni abbiamo iniziato a lavorare sull’educazione finanziaria, proponendo dei percorsi di accompagnamento.

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Last modified on Lunedì, 03 Settembre 2018 07:46

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