Una pratica dura a morire Equality Now
Domenica, 13 Febbraio 2022 18:24

Una pratica dura a morire

Il fenomeno culturale è ancora tristemente diffuso, ma sono molte le donne impegnate a contrastarlo

Ogni anno il 6 febbraio si celebra la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF).

La Giornata è stata proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012, per contrastare quelle usanze che per motivi prettamente culturali sottopongono alcune donne a terribili torture. Secondo l'Oms con il termine mutilazione genitale femminile si definiscono le pratiche che coinvolgono la rimozione parziale o totale degli organi genitali femminili per ragioni che esulano dalla medicina.

Sono aberrazioni culturali ancora molto diffuse: in alcuni Paesi del continente africano il fenomeno riguarda addirittura il 90% della popolazione femminile. Questo significa che 9 donne su 10 che nascono in Somalia, in Guinea e in Gibuti vengono sottoposte ad un'operazione mostruosa, non richiesta ai fini medici, solo per il fatto di essere nate donne.

Secondo l’Unicef, le mutilazioni genitali femminili stanno aumentando in Nigeria, passando dal 16,9% delle vittime tra 0 e 14 anni del 2013 al 19,2% nel 2018. Non resta escluso nemmeno l'Occidente, dove le mutilazioni si registrano in Europa (Italia inclusa), Australia, Canada e Stati Uniti, praticate soprattutto da immigrati provenienti dai Paesi in cui questo fenomeno è largamente diffuso.

Sono molte le donne impegnate a contrastare la mutilazione genitale: tra di loro la giovane attivista keniota Nice Leng’ete, che nel 2018 è riuscita a salvare più di 20.000 bambine dalle Mgf e dai matrimoni forzati in Kenya e Tanzania. Ifrah Ahmed, fuggita dalla Somalia e rifugiatasi in Irlanda, è stata vittima delle mutilazioni e nel 2010 ha creato la Fondazione Ifrah per promuovere lo sradicamento delle Mgf in Somalia diffondendo messaggi soprattutto via radio, il canale più diffuso del Paese. Un ruolo importante viene svolto anche da Lucy Yepe Itore, vicepreside di una scuola in Kenya, che aiuta le ragazze direttamente sul posto: all'interno dei dormitori, Lucy Yepe Itore ha ricavato uno spazio per salvare le giovani donne dalla mutilazione e dai matrimoni precoci.

Donne come loro ci indicano quali sono i passi fondamentali da compiere per porre fine a simili abusi.

Last modified on Domenica, 13 Febbraio 2022 18:42

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