A prima vista sembrerebbe che nelle Chiese della Riforma non ci siano differenze fra donne e uomini: una “pastora” della Chiesa luterana battezza e officia il culto domenicale come un “pastore” uomo. Anche nella Chiesa valdese e metodista le donne svolgono gli stessi compiti dei loro colleghi maschi, con parità di diritti e doveri. Rispetto alla situazione nella Chiesa cattolica, la differenza è evidente, ma un’analisi più attenta rivela aspetti controversi.
Differenze e ritardi
A differenza della Chiesa cattolica, che ha mantenuto l’unità, non c’è una sola Chiesa protestante: ne esistono tantissime più o meno locali, con più o meno fedeli, e di varie ispirazioni.
La struttura articolata delle Chiese protestanti ha radici storiche, e il ruolo della donna all’interno delle varie Chiese può essere molto diverso.
Se oggi nella Chiesa luterana esistono donne pastore, non è sempre stato così. Considerando che il protestantesimo origina dall’affissione delle 95 tesi di Lutero nel 1517, per 450 anni le donne sono state confinate in ruoli subalterni: soltanto negli ultimi 50 anni la situazione è lentamente cambiata e ancora oggi, anche nei Paesi più “sviluppati” e nelle Chiese più “moderne”, il numero delle donne con ruoli dirigenziali è ben inferiore a quello degli uomini.
Nel definire il grado di emancipazione delle donne nelle Chiese luterane, faccio riferimento alla loro ordinazione, e come esempio focalizzo la Chiesa di Hannover, entità regionale della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), l’organizzazione più importante del protestantesimo tedesco, costituita da venti Chiese regionali: ciascuna ha preso le proprie decisioni sull’ordinazione delle donne, istituendola in tempi diversi nell’ultimo ventennio, perché l’ordinazione delle donne in Germania è avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale.
Società chiama Chiesa
Un primo fermento in favore dell’attiva partecipazione delle donne nella Chiesa di Hannover origina dal movimento femminista, all’inizio del Novecento. Le donne cominciano a studiare teologia all’università; quando si laureano hanno la stessa preparazione dei teologi uomini, ma a differenza di questi non possono diventare ministre del culto.
Fino ad allora la Chiesa di Hannover assumeva donne come Diakonissen: donne nubili e consacrate, impegnate nell’ambito caritatevole, sociale e sanitario ma non in quello dell’amministrazione dei sacramenti o della predicazione.
Negli anni Venti del Novecento le prime donne teologhe chiedono di essere assunte nella Chiesa secondo la loro preparazione, e per farsi ascoltare fondano l’Associazione delle teologhe. Nei Sinodi, ovvero nei parlamenti delle Chiese regionali, la discussione sulla predicazione delle donne inizia, ma rimane inconcludente. Nella Chiesa di Hannover gli uffici ecclesiastici si dichiarano d’accordo sulla necessità di creare nelle parrocchie una figura professionale per le teologhe, ma escludono contemporaneamente che esse possano svolgere le stesse funzioni dei loro colleghi maschi.
Donne “aiutanti”
Nel 1930 viene istituita la figura delle Pfarramtshelferinnen, cioè le “aiutanti pastorali in parrocchia”: assumono un ruolo di supporto ai pastori ma non i loro compiti specifici. Il servizio delle “aiutanti”, peraltro, poteva sovrapporsi a quello delle Diakonissen e anche a quello della moglie del pastore, solitamente attiva a livello di volontariato nel lavoro parrocchiale.