La Conferenza sul futuro dell'Europa Parlamento Europeo Cisl
Martedì, 11 Maggio 2021 20:16

La Conferenza sul futuro dell'Europa

La parola è ai cittadini, per costruire il futuro del nostro continente

Origine della proposta della Conferenza

La Conferenza sul futuro dell’Europa è un’iniziativa lanciata dal Presidente francese Emmanuel Macron il 4 marzo 2019, attraverso una lettera pubblica (Per un Rinascimento europeo) rivolta ai cittadini europei e pubblicata sui principali quotidiani europei. Macron motivava la sua proposta chiedendo agli Europei di resistere alle tentazioni del ripiego e delle divisioni (che da alcuni anni, prima che la pandemia costringesse ad uscire dall’immobilismo, stavano paralizzando e lacerando l’Unione europea – ndr) e di costruire insieme il Rinascimento europeo su tre ambizioni: “libertà, protezione e progresso”. È nella prospettiva di dare spazio ai cittadini (“che ovunque chiedono di partecipare al cambiamento”) che proponeva di lanciare questa grande Conferenza “al fine di proporre tutti i cambiamenti necessari al nostro progetto politico”, associando gruppi di cittadini, universitari, parti sociali, rappresentanti religiosi e spirituali, per definire una roadmap per l’Unione europea, trasformando in azioni concrete queste grandi priorità. “Cittadini d’Europa”, chiudeva Macron “diamo un senso al nostro progetto. Sta a voi decidere se l’Europa, i valori di progresso che porta avanti, debbano essere più di una parentesi nella storia. È la scelta che vi propongo per tracciare insieme il cammino di un Rinascimento europeo”.

La proposta della Conferenza era stata accolta dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che l’aveva rilanciata al momento della sua elezione nell’estate del 2019. Il Parlamento europeo, a sua volta, si era schierato a favore del progetto, e in una risoluzione del gennaio del 2020 aveva avanzato le proposte in merito alla sua organizzazione e al suo funzionamento. Su questa base, l’Unione europea si stava preparando a lanciare la Conferenza il 9 maggio del 2020, ma la pandemia ha costretto a bloccare l’avvio del processo.

L’avvio della Conferenza

Con un anno di ritardo rispetto al calendario originale, il 10 marzo scorso è stato riavviato l’iter che ha portato all’inaugurazione della Conferenza questo 9 maggio. La base di partenza è sostanzialmente quella tratteggiata agli inizi del 2020. Solo su un punto formalmente importante, e superato con fatica con un compromesso che sicuramente indebolisce la governance della Conferenza, ma che nella pratica potrebbe rivelarsi meno determinante, si registra una distanza dalla proposta elaborata dal Parlamento europeo: la Presidenza degli organi esecutivi della Conferenza sarà collegiale e affidata a tutte e tre le istituzioni europee (Parlamento, Consiglio e Commissione), e non in mano al Parlamento come da questi auspicato. Per il resto, la Conferenza nasce come un processo aperto, le cui conclusioni, nella primavera del 2022, dopo un anno circa di lavori, saranno affidate alle tre istituzioni perché lavorino a concretizzarle in nuove proposte, senza citare, né escludere, alcuna possibilità.

Nella Dichiarazione comune sottoscritta dai Presidenti del Parlamento europeo, della Commissione europea e del Consiglio dell’Unione europea – che è il testo che costituisce la base di partenza della Conferenza – si legge che “70 anni fa la dichiarazione Schuman gettava le fondamenta dell’Unione europea, avviando un progetto politico unico che ha portato pace e prosperità e migliorato la vita di tutti i cittadini europei. È ora giunto il momento di riflettere sulla nostra Unione, sulle sfide che ci troviamo ad affrontare e sul futuro che vogliamo costruire insieme, allo scopo di rafforzare la solidarietà europea”.

La Conferenza si conferma quindi essere un momento di confronto pubblico sui temi cruciali per il futuro della nostra comunità e sarà organizzata per permettere ai cittadini sia di confrontarsi sul senso dell’essere Europei, e poter così rafforzare la coscienza della condivisione di un’identità comune, fondata sui valori universali comuni e su una base culturale secolare; sia, di conseguenza, di condividere alcuni passaggi politici fondamentali per rendere più solida la nostra Unione.

Come sarà strutturata la Conferenza

Il dibattito sarà indirizzato sui temi cruciali: come rendere l’Europa capace di affrontare le sfide future legate al tema della salute; la lotta al cambiamento climatico e le sfide ambientali; un’economia al servizio delle persone, il problema della giustizia sociale, l’uguaglianza e la solidarietà, inclusa quella inter-generazionale; la trasformazione digitale; i diritti, i valori, lo Stato di diritto; la questione migratoria; la sicurezza; il ruolo dell’Europa nel mondo, il rafforzamento della partecipazione democratica all’interno dell’UE. I cittadini potranno affrontarli a partire dai problemi che vivono nella loro esperienza concreta sul territorio, nel lavoro, e aggiungere altri elementi che ritengono importanti.

La Conferenza si articolerà in una molteplicità di incontri fisici, digitali, dibattiti e iniziative che coinvolgeranno i cittadini sia singolarmente (attraverso vere e proprie assemblee europee di cittadini – panel di oltre 200 membri – che verranno estratti a sorte e chiamati a discutere determinati temi), sia attraverso le realtà organizzate nel mondo del lavoro, del volontariato, le istituzioni locali, perché gli eventi saranno organizzati a tutti i livelli e con il massimo coinvolgimento di tutta la società civile e politica. Fondamentale sarà la piattaforma digitale multilingue interattiva predisposta dalla Commissione europea e a disposizione nelle 24 lingue ufficiali della UE, con le relative traduzioni; servirà a raccogliere tutte le iniziative e le proposte che emergono, e farle arrivare ai panel dei cittadini e all’Assemblea plenaria. Questo è l’altro organo previsto per la Conferenza, che sarà composta dai membri del Parlamento europeo (poco più di un centinaio circa), da altrettanti membri dei parlamenti degli Stati membri (4 per ogni parlamento), e dai rappresentanti di reti di cittadini, del Comitato delle Regioni (che rappresenta tutte le regioni di tutti gli Stati membri), del Comitato economico e sociale. L’Assemblea avrà il compito di tradurre le richieste e i contributi che arrivano dai cittadini in proposte coerenti che confluiranno in una Dichiarazione finale, nella primavera del 2022, da cui prenderà avvio la seconda fase del processo, ancora tutta da definire.

La conclusione della Conferenza: quali sono le possibilità di realizzare il cambiamento chiesto dai cittadini?

Sulla base della Dichiarazione finale e delle posizioni assunte durante i lavori della Conferenza (in particolare dal Parlamento europeo e da alcuni governi) si capirà se dopo la Conferenza ci sarà la forza politica di procedere ad una vera revisione del sistema attuale, con l’obiettivo di avere un nuovo Trattato in tempo per le elezioni europee del 2024. Al momento il Parlamento europeo preme perché sia così, come ha sottolineato anche il suo Presidente, David Sassoli, alla cerimonia della firma sulla Dichiarazione comune; e sicuramente anche una parte della Commissione europea e dei governi nazionali auspica questo sviluppo: lo ha detto implicitamente il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi in molti interventi, lo hanno sempre sostenuto il Presidente francese Emmanuel Macron e il Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez.

Se la Conferenza saprà essere all’altezza dell’ambizione di riformare l’Unione europea e di traghettarla verso una vera Unione federale con il supporto dei cittadini, dipenderà anche dallo sforzo e dalla volontà di tutti. Il passaggio all’Europa politica federale ha infatti bisogno dell’apporto e del coinvolgimento più ampio. Non solo per dimostrare il consenso e rafforzare il legame tra i cittadini e le istituzioni europee, ma ancor di più per sviluppare un dibattito che abbia valenza costituente, che sia parte di un percorso attraverso cui si esprime e si consolida il popolo europeo, nella discussione su come plasmare il proprio futuro, nelle sfide interne e internazionali.

Spetta a tutti dare il proprio contributo in questo senso: alle istituzioni europee, e in particolare al Parlamento europeo, ai governi nazionali, alle forze politiche e sociali, alla società civile, a tutti i cittadini.

 

Fonte

Last modified on Martedì, 11 Maggio 2021 20:48

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