Giovedì, 24 Novembre 2022 23:02

Semente di pace in una terra ferita

Sono trascorsi più di 4 mesi dal giorno in cui Maria De Coppi è stata uccisa a Chipene, in Mozambico. Mareno di Piave, dove è nata, per ricordarla le ha intitolato un vicolo nella frazione di Ramera.
Questo è il ricordo affettuoso delle sue nipoti

Zia Maria è stata una donna di fede, custodita nella preghiera e nella quotidianità della vita. I suoi occhi azzurri, vivaci e trasparenti, caratterizzavano il suo sguardo attento, contornato da capelli che non si sono mai tinti di bianco, nonostante l’età. Uno sguardo vigile, curioso, limpido e appassionato. Gli occhi brillavano di gioia quando raccontava della sua gente del nord del Mozambico e si intristivano quando faceva memoria del dolore e della violenza. Le sue parole e il suo sguardo lucido sulla realtà facevano intravedere l’amore incondizionato e misericordioso di Dio.

Zia Maria ha seminato e curato la crescita della pace, lavorando i terreni sociali e relazionali lacerati dalla violenza e induriti dall’indifferenza attraverso l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. È stata una donna che ha voluto bene, in modo particolare ai più poveri, ai bambini e, allo stesso tempo, non ha mai lasciato di essere vicina anche a noi: alle sorelle e fratelli, nipoti, cognate e cognati.

Da lei traspariva la saggezza radicata nella realtà: raccontava ciò che i suoi occhi avevano visto e le sue mani avevano toccato. Era una donna capace di comprendere quanto succedeva e allo stesso tempo determinata nel perseguire e vivere quello in cui credeva e che aveva contemplato.

In Mozambico, insieme alle sue consorelle e confratelli, zia Maria si è bagnata con il sangue dei poveri e con le lacrime del dolore di chi per anni ha sofferto soprusi e ingiustizie. Donna libera, non ha avuto paura di rispondere al male con gesti di bene, alla violenza con gesti di pace, chiedendo di essere sepolta, come semente di pace, nella terra ferita del Mozambico.

Una donna di coraggio: proprio nel senso che ci metteva tanto cuore. La sua vita raggiunge diretta il nostro essere, come un dardo, e ci chiede di alzarci e di metterci in cammino per la pace.

Il Mozambico le era davvero entrato dentro e là zia Maria ha trovato il suo modo di essere nel mondo. Quando rientrava in Italia, accoglierla tra noi era sempre una festa: con i suoi racconti ci faceva sognare terre lontane, spesso ci faceva sorridere e pensare, come quando le inviammo i confetti della prima comunione e lei ci scrisse che erano piaciuti molto e che i bambini volevano la semente di una pianta così buona.

Con l’arrivo di internet a Chipene, aveva imparato a usare le chat, che le hanno permesso negli ultimi mesi di tenersi in contatto costante con tutta la famiglia. Telefonava di frequente: voleva avere nostre notizie e condividere con noi, soprattutto con la nostra mamma, sua sorella maggiore.

Anche negli ultimi tempi, profondamente segnata da una malattia che la stava portando alla cecità, l’unico timore era di non poter restare nella sua amata Chipene.

In zia Maria, come in Comboni, l’amore per Dio e le persone si abbracciano sulla croce, sigillando un amore fedele fino alla fine.

Zia Maria è stata una donna di fede, custodita nella preghiera e nella quotidianità della vita. I suoi occhi azzurri, vivaci e trasparenti, caratterizzavano il suo sguardo attento, contornato da capelli che non si sono mai tinti di bianco, nonostante l’età. Uno sguardo vigile, curioso, limpido e appassionato. Gli occhi brillavano di gioia quando raccontava della sua gente del nord del Mozambico e si intristivano quando faceva memoria del dolore e della violenza. Le sue parole e il suo sguardo lucido sulla realtà facevano intravedere lamore incondizionato e misericordioso di Dio.

Zia Maria ha seminato e curato la crescita della pace, lavorando i terreni sociali e relazionali lacerati dalla violenza e induriti dallindifferenza attraverso lannuncio e la testimonianza del Vangelo. È stata una donna che ha voluto bene, in modo particolare ai più poveri, ai bambini e, allo stesso tempo, non ha mai lasciato di essere vicina anche a noi: alle sorelle e fratelli, nipoti, cognate e cognati.

Da lei traspariva la saggezza radicata nella realtà: raccontava ciò che i suoi occhi avevano visto e le sue mani avevano toccato. Era una donna capace di comprendere quanto succedeva e allo stesso tempo determinata nel perseguire e vivere quello in cui credeva e che aveva contemplato.

In Mozambico, insieme alle sue consorelle e confratelli, zia Maria si è bagnata con il sangue dei poveri e con le lacrime del dolore di chi per anni ha sofferto soprusi e ingiustizie. Donna libera, non ha avuto paura di rispondere al male con gesti di bene, alla violenza con gesti di pace, chiedendo di essere sepolta, come semente di pace, nella terra ferita del Mozambico.

Una donna di coraggio: proprio nel senso che ci metteva tanto cuore. La sua vita raggiunge diretta il nostro essere, come un dardo, e ci chiede di alzarci e di metterci in cammino per la pace.

Il Mozambico le era davvero entrato dentro e là zia Maria ha trovato il suo modo di essere nel mondo. Quando rientrava in Italia, accoglierla tra noi era sempre una festa: con i suoi racconti ci faceva sognare terre lontane, spesso ci faceva sorridere e pensare, come quando le inviammo i confetti della prima comunione e lei ci scrisse che erano piaciuti molto e che i bambini volevano la semente di una pianta così buona.

Con larrivo di internet a Chipene, aveva imparato a usare le chat, che le hanno permesso negli ultimi mesi di tenersi in contatto costante con tutta la famiglia. Telefonava di frequente: voleva avere nostre notizie e condividere con noi, soprattutto con la nostra mamma, sua sorella maggiore.

Anche negli ultimi tempi, profondamente segnata da una malattia che la stava portando alla cecità, lunico timore era di non poter restare nella sua amata Chipene.

In zia Maria, come in Comboni, l’amore per Dio e le persone si abbracciano sulla croce, sigillando un amore fedele fino alla fine.

 

Last modified on Martedì, 17 Gennaio 2023 10:18

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