Domenica, 30 Giugno 2019 08:03

Acqua: la politica delle tre R

Siamo contornati dall’acqua, ci sembra una risorsa infinita, ma quella che possiamo usare per i nostri bisogni è piuttosto limitata. Solo il 3% dell’acqua del pianeta è dolce e, se escludiamo quella intrappolata nei ghiacciai e nei depositi fossili, scopriamo che l’acqua a nostra disposizione è meno dell’1%.

In parte scorre nei fiumi e nei laghi di superficie; in parte è raccolta nel sottosuolo sotto forma di falda. Entrambe, tuttavia, sono alimentate dalle piogge e il loro livello dipende non solo da quanta acqua cade dal cielo, ma anche da quanta ne è prelevata.

Consumi eccessivi
Nel corso del Novecento il consumo totale di acqua è aumentato di ben quattro volte e in molte zone la scarsità si è fatta così acuta da rappresentare una vera e propria emergenza. Fra le aree a rischio ci sono non solo quelle desertiche, ma anche quelle ricche d’acqua e densamente popolate, come l’area metropolitana di Londra, e quelle ad alta irrigazione agricola, come le pianure di Stati Uniti, India, Cina, Asia Centrale, Egitto. Il Fiume Giallo e il Colorado ormai si seccano prima di arrivare al mare, mentre è stato documentato che molti laghi, fra cui il Lago Ciad in Africa, hanno ridotto considerevolmente la propria superficie per un eccesso di prelievo.
Fra il 1960 e il 1998 il Lago d’Aral si è addirittura ridotto del 60% per l’irrigazione dissennata delle coltivazioni di cotone.

Scarsità allarmante
Il risultato è che un numero crescente di persone soffre di penuria d’acqua in forma eccezionale o cronica. Si stima che in tutto il mondo il numero di persone che per periodi più o meno lunghi dell’anno ne soffrano ammonti a 4,3 miliardi, il 60% della popolazione mondiale: mezzo miliardo è in condizione di scarsità permanente; dai 2 ai 3 miliardi hanno problemi per 4-6 mesi l’anno.
I cambiamenti climatici peggioreranno ulteriormente la situazione, per cui è urgente orientarsi verso una gestione responsabile dell’acqua che si può ricondurre a tre princìpi: ridurre, raccogliere, recuperare.

“Ridurre”
Ridurre significa limitare il consumo di acqua tramite l’eliminazione degli sprechi e il ricorso a forme di consumo più efficienti. E se l’efficienza sembra riguardare di più il mondo della produzione – soprattutto quella agricola, che assorbe il 70% del consumo di acqua –, il tema della limitazione riguarda ognuno e ognuna di noi. Nelle case italiane si consumano ogni giorno 175 litri di acqua a testa, lo dice l’Istat. Possiamo ridurre il nostro consumo semplicemente chiudendo l’acqua quando ci spazzoliamo i denti o mentre ci insaponiamo sotto la doccia.
Ma non c’è solo il rubinetto da tenere sotto controllo: consumiamo acqua anche quando mangiamo un panino al prosciutto, quando ci godiamo uno yogurt in vasetto, quando compriamo un libro. L’acqua, infatti, entra in tutti i processi produttivi e se facessimo la somma di tutti i litri che si nascondono dietro a ciò che consumiamo, scopriremmo che il nostro consumo giornaliero di acqua ammonta a 5.000 litri al giorno. Basti dire che servono 7.700 litri d’acqua per il copertone di una ruota d’auto, 695 per un pannolino usa e getta e 2 per il vasetto in plastica dello yogurt. Ecco perché per ridurre la nostra “impronta idrica” non basta gestire più sapientemente il rubinetto: ci vuole anche sobrietà in senso lato.

“Raccogliere”
L’acqua è stata raccolta da tutte le popolazioni del passato organizzate per fare provvista di quella regalata dal cielo. In passato anche in Italia era abitudine corredare ogni casa di una cisterna in cui venivano incanalate le acque che cadevano sui tetti: erano utilizzate per tutti i bisogni domestici, a eccezione dell’acqua da bere, che veniva attinta alla sorgente più vicina. Dopo un periodo in cui la cisterna era stata considerata segno di anacronismo, oggi la raccolta di pioggia sta tornando in auge a ogni latitudine, con forme diverse a seconda del contesto.

Continua...

Last modified on Domenica, 30 Giugno 2019 08:09

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