Martedì, 30 Agosto 2022 21:45

Cer: il tassello di un puzzle

Sebbene in alcuni Paesi europei il concetto di Comunità energetica fosse già presente, la sua definizione è arrivata con l’approvazione della Direttiva Rinnovabili approvata dalla Commissione europea a fine dicembre 2018. Sono passati già tre anni e gli Stati membri avrebbero dovuto recepirla interamente. A oggi, l’Italia è fra i Paesi europei più avanti in questo processo, avendo anticipato il recepimento.
Alcuni punti della norma italiana, però, dovrebbero essere ridefiniti perché nel dicembre 2021 è entrato in vigore il DLgs 199/2021 e a oggi stiamo aspettando alcuni dei decreti attuativi. Chiara Brogi, esperta di Engagement and Renewable Energy Community di “ènostra”, parla delle potenzialità e dei nodi delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer), una delle possibili risposte all’attuale crisi energetica

Quale contributo offrono le Cer nell’affrontare l’attuale crisi energetica e, in prospettiva, nel contrasto al cambiamento climatico?
Non credo si possa garantire la sicurezza energetica solo con le Cer. Serve una strategia che combini tante fonti e tanti modi di produrre energia, ma le Cer costituiscono certamente il tassello del puzzle energetico che contrasta anche il riscaldamento del Pianeta.

Quali finanziamenti sono a disposizione per attivare e sostenere le Cer in Italia?
La maggior parte dei finanziamenti attualmente disponibili è destinata all’installazione di impianti fotovoltaici, qualora la comunità energetica non avesse a disposizione impianti già esistenti realizzati dopo il 15 dicembre 2021. A parte questo, esistono bandi specifici, come quelli della Regione Lombardia e della Regione Sicilia, che finanziano lo studio di fattibilità per attivare la Cer.

Perché tutti gli impianti di una comunità energetica devono afferire alla stessa cabina primaria di alta e media tensione?
Fa parte della ridefinizione del modello energetico, da centralizzato a decentralizzato. L’idea è che ogni comunità detenga i propri punti di produzione vicini a chi consuma. In questo modo si rende il sistema più efficiente dal punto di vista energetico, perché l’energia non deve fare lunghi tragitti per arrivare al consumatore finale. È lo stesso principio che fa preferire l’agricoltura a chilometro zero.

Quali sono stati i cambiamenti più rilevanti dal “modello transitorio” a quello attuale? Quali i principali vantaggi garantiti da tali cambiamenti?
Il passaggio dal modello transitorio (art. 42-bis decreto Milleproroghe 2019) a quello definitivo (decreto n. 199/2021) ha consentito di fatto l’evoluzione del modello di Cer. Possiamo dire che il principale cambiamento si riferisce alla dimensione della comunità energetica:
• il perimetro si è ampliato passando dalla cabina secondaria a quella primaria;
• la potenza massima di ogni singolo impianto è aumentata da 200 kWp a 1000 kWp;
• si è ampliata la platea di soggetti che possono partecipare, includendo non solo persone fisiche, piccole e medie imprese ed enti locali ma anche enti del terzo settore, enti religiosi, enti di formazione, ecc.;
• gli impianti che possono accedere alla Comunità energetica sono quelli realizzati dopo il 15/12/2021 e gli impianti già esistenti fino al 30% della potenza totale della Cer.
Il vantaggio principale di questa evoluzione è che la comunità energetica può essere estesa a molte più persone per razionalizzare processi e costi, Comunque è necessario fare attenzione: una Cer troppo grande può perdere la sua identità comunitaria e relazionale.

Come viene ottenuto il beneficio economico per il soggetto giuridico Cer? Come viene venduta l’energia immessa in rete?
Il beneficio economico di una Cer deriva da tre fonti: la tariffa premio di 110 euro per MWh sull’energia condivisa, ovvero l’energia che viene consumata mentre l’impianto produce; la vendita di tutta l’energia prodotta e non autoconsumata direttamente, che varia a seconda del prezzo zonale; la componente unitaria dell’Arera di circa 8€/MWh, anch’essa calcolata in base all’energia condivisa. Questo beneficio energetico arriva alla Cer che lo ripartisce una o due volte l’anno in base ai criteri stabiliti dal regolamento proprio.

Per ogni MWh di energia consumata mentre l’impianto sta producendo, la comunità energetica riceve 110 euro di tariffa premio e 8 euro di restituzione di componente unitaria. Questi incentivi premiano di fatto chi consuma energia nel momento stesso in cui la produce, perché ciò consente di alleggerire i picchi di energia immessa in rete ed evitarne il sovraccarico.

I soci delle Cer quanto pagano per l’energia che consumano dall’impianto della comunità? Hanno tariffa agevolata?
I soci pagano la bolletta normalmente, in base ai loro consumi. Come spiegato prima, il beneficio che si genera viene rimborsato a ciascun membro in un secondo momento. Attualmente non esistono tariffe agevolate.

Una comunità energetica può sostenersi?
Certo! Attraverso lo studio di fattibilità è possibile capire se ha senso fare una comunità energetica in un dato contesto. Si valutano le superfici idonee dove installare un impianto rinnovabile, la sua potenza, quanti membri coinvolgere nella fase iniziale. L’insieme di tutti i dati tecnici serve a comporre un business plan che evidenzia i costi e i benefici derivanti dalla costituzione di una Cer. Inoltre si studia il territorio, si mappano i possibili portatori d’interesse, fondamentali per stabilire gli obiettivi che la Cer vuole perseguire.

Dopo lo studio di fattibilità, si passa alla fase di lancio del progetto: si organizza un evento di presentazione della Cer e si apre la campagna di adesione con una serie di sportelli informativi a supporto degli abitanti, potenziali membri della nuova Cer. Si raccolgono le manifestazioni d’interesse, si tara il modello studiato, integrandolo con i dati reali di consumo energetico dei futuri membri. Dopo questa fase si passa alla costituzione del soggetto giuridico con tutti quelli che hanno manifestato interesse. La quarta fase è la realizzazione dell’impianto rinnovabile. La quinta e ultima fase è la registrazione della Cer sul portale Gestore servizi energetici (Gse) per la richiesta d’incentivo. Lungo tutte queste fasi, tutti i soggetti vengono coinvolti e formati sul funzionamento della Cer… e non solo.

Quanto tempo è necessario per rendere operativa una Cer?
Il tempo di attivazione dipende molto dalle precondizioni di ciascuna comunità. Per esempio, se la Cer ha già un impianto, i tempi si accorciano. In generale, come minimo possono volerci dai 6 mesi in su.

In media quali sono i costi per avviarla?
I costi possono variare molto, in base al tipo di progetto e al tipo di contesto in cui ci si trova.

Nella vostra esperienza, quali principali sfide devono essere affrontate?
Anzitutto il fatto che le Cer sono ancora un fenomeno innovativo e da sperimentare. Le comunità energetiche di oggi sono pioniere, e come tali hanno il compito di aprire la strada, di inciampare e testare il meccanismo, anche per informare e supportare il legislatore su come aggiustare il tiro. Le sfide sono molte, ma anche le soddisfazioni.

Perché tanto valore viene attribuito al “cambiamento culturale”?
Un cambiamento nel modello energetico attuale non è possibile solo grazie all’innovazione e alla tecnologia. Presuppone anche un cambiamento nel modo in cui le persone concepiscono il consumo, la produzione, la distribuzione e condivisione di energia. La transizione energetica è una transizione tecnologica ma anche culturale e sociale. Le comunità energetiche possono avere un ruolo importante in questo processo, anche solo grazie alla risonanza che hanno e al loro impatto in termini di formazione delle persone direttamente coinvolte. Infine, si parla di energia, ma in realtà si potrebbe parlare di molti altri temi: cambiamento climatico, sostenibilità, inclusione.

I decreti attuativi attesi per il settembre 2022 che cosa devono normare? Perché sono importanti?
Al momento stiamo attendendo la delibera Arera sulle partite economiche relative all’energia elettrica condivisa e la ridefinizione dell’incentivo da parte del Ministero della Transizione ecologica. I due decreti attuativi sono molto importanti perché stabiliscono la futura fattibilità delle comunità energetiche.

Quali Pmi hanno deciso di essere socie di una Cer? Con quali motivazioni e per quali vantaggi?
Le Pmi che hanno deciso di entrare a far parte di una Cer sono principalmente piccole attività commerciali, come cartolerie, panetterie, macellerie, ecc. In due casi si sono unite anche due attività alberghiere. Le motivazioni che le hanno spinte a partecipare sono da una parte il risparmio che possono ottenere da questo tipo di configurazione energetica e, dall’altra parte, poter dare un segnale e un messaggio alla propria clientela, presentandosi come attività innovative che non perdono l’occasione di mettersi in gioco su questi temi.

A un anno di distanza, quali successi e quali nodi da sciogliere avete registrato a Ussaramanna?
La Comunità energetica di Ussaramanna, insieme a quella di Villanovaforru (provincia del Medio Campidano), è stata una delle prime realtà che abbiamo supportato in questo processo. Far nascere questa comunità ci ha permesso di sperimentare le varie fasi di attivazione di una Cer e di vedere e valutare la risposta della cittadinanza a uno stimolo così innovativo. Insieme all’amministrazione comunale, promotrice del progetto, abbiamo raccolto 130 manifestazioni di interesse in soli due giorni in un borgo di poco più di 400 persone. Che così tante persone si siano anche solo interessate, per noi è un successo. Dall’altra parte, i nodi da sciogliere sono per lo più legati alla transitorietà della legge con la quale sono state costituite e, più in generale, al fatto che sono “pioniere” in sperimentazione.

Come sta procedendo lo studio di fattibilità nel quartiere che ospita il Politecnico di Milano?
A fine giugno di quest’anno, il Politecnico di Milano ha incaricato ènostra di condurre uno studio di fattibilità su oltre 60 edifici della zona per valutare le superfici adatte alla produzione da fotovoltaico, per individuare i soggetti che potrebbero essere coinvolti e per stimare le esigenze di consumo dei potenziali membri. Al momento, è in corso la valutazione delle superfici idonee all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici e, di conseguenza, la potenza totale che si potrà installare per la comunità energetica di Città Studi.

Le Cer potrebbero fermare lo spopolamento delle aree interne e rurali?
Certamente. Per spiegarlo, mi permetto di citare il libro di Giovanni Carrosio I margini al centro. L’Italia delle aree interne tra fragilità e innovazione, che ho letto qualche tempo fa e che la sua domanda mi fa venire subito in mente: «I luoghi ai margini, le aree interne e periferiche, sono spazi di critica e di sperimentazione sociale, dove avanzano altri modelli di sviluppo: rappresentano dei laboratori capaci di produrre soluzioni e di contaminare – innovandoli – gli altri contesti territoriali». Il solo fatto di rappresentare degli spazi di innovazione e di proporsi come pionieri di un cambio di paradigma può scalfire in parte quell’idea generalizzata di arretratezza che marchia troppo spesso il paesino rurale. In questo senso, la comunità energetica può fare da calamita e da polo di attrazione culturale.

Last modified on Martedì, 30 Agosto 2022 21:57

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

Leggi Tutto

Instagram

YOUTUBE

All for Joomla All for Webmasters
Utilizziamo i cookies per facilitare una migliore esperienza sul nostro sito. Se continui la navigazione riteniamo confermato il tuo assenso. Clicca qui per sapere di più sulla policy.