Mercoledì, 31 Agosto 2022 20:50

Passi di trasformazione

A partire dalla fine del 1970, grazie alla determinazione di Federica Bettari e di altre superiore generali, le Pie Madri della Nigrizia hanno vissuto una trasformazione progressiva dello stile di vita e di “missione”. Ogni sei anni il Capitolo generale valuta i passi compiuti e ne indica di nuovi

Il rinnovamento della Chiesa cattolica avviato dal Concilio Vaticano II è ancora in divenire. In varie parti del mondo, progressi e battute di arresto, talvolta segnate da penosi regressi, continuano a segnare il cammino delle comunità cristiane e degli istituti religiosi.

TRA DUE MILLENNI: VEDERE, GIUDICARE, AGIRE
Nel Capitolo generale del 1998 Mariangela Sardi e il suo consiglio offrono una dettagliata relazione delle sfide che l’evoluzione delle società umane pone: anzitutto una maggiore attenzione a Giustizia e pace, strettamente connesse alla “integrità del creato”. La sigla Gpic diventa sempre più associata a missione. Già dal 1992 le comboniane aderivano a un’iniziativa volta a orientare le politiche dell’Unione Europea in Africa: si chiama Africa Europe Faith and Justice Network (Rete di fede e giustizia Africa-Europa).

La collaborazione intercongregazionale nell’ambito di Gpic si concretizza anche nella Commissione Gpic della Uisg, che nel 1997 pubblica il manuale Cieli e terra nuova per mettere a punto un’accurata “analisi della realtà” e vivere sempre meglio il “discernimento”, ovvero la capacità di captare i “segni dei tempi e dei luoghi” e offrire risposte adeguate come discepole di Gesù di Nazaret e di Daniele Comboni.

Nel 2007, a Kampala (Uganda), cinque istituti religiosi, fra cui le comboniane, aprono il Centro di giustizia e pace Giovanni Paolo II, che approfondisce e denuncia situazioni di corruzione e ingiustizia organizzando corsi di formazione e sensibilizzazione.
Nel 2009 la congregazione aderisce a Vivat International, che opera presso l’Onu a New York, e dal 2005 è attivamente impegnata a vari livelli contro la tratta di persone.

SETE DI SPIRITUALITÀ COMBONIANA… FEMMINILE
Per un efficace “discernimento comboniano” diventa necessario coltivare la dimensione contemplativa della vita missionaria e approfondire la spiritualità comboniana femminile. Già emerso nel Capitolo speciale del 1970, il desiderio si concretizza gradualmente in un programma di “formazione continua” con corsi biblici a Betania (Gerusalemme) e a Roma.

Per gruppi di età si organizzano anche sessioni di spiritualità comboniana e si approfondisce ulteriormente la storia della congregazione attraverso i documenti raccolti dall’archivio storico. Questo, avviato nel 1981 dalla superiora generale Emilia Grassi e affidato inizialmente a suor Elisea Pezzi, viene assunto nel 1994 da Aldina Martini e successivamente da Elena D’Avino e Teresa Girola. Nel 2001, durante il mandato di Adele Brambilla e suo consiglio, viene creato lo “Studium Madri Nigrizia” coordinato da suor Maria Vidale per curare le pubblicazioni storiche della congregazione, e nel marzo 2003 si svolge a Roma il Simposio sulla Spiritualità comboniana al femminile.

TRASFORMAZIONE SOCIALE, FINANZA ETICA E DIRITTI
Dagli anni Novanta, gli ambiti di missione si diversificano: oltre alla tradizionale presenza nella sanità, nell’educazione e nella catechesi, l’impegno per la Gpic promuove il riconoscimento delle donne nelle realtà rurali e nelle periferie urbane più povere con una varietà di iniziative, inclusi progetti di microcredito che le rendano capaci di prendere in mano con dignità la propria esistenza e quella delle rispettive famiglie.

In Italia e Spagna la congregazione è attivamente coinvolta nella nascita di Banca Etica, e in Kenya nello sviluppo del Tangaza College di Nairobi, che per iniziativa di comboniani e comboniane avvia l’Istituto di Trasformazione sociale, frequentato anche da molte missionarie. Altre si preparano in ambito giuridico, con attenzione alla difesa dei diritti umani, altre in teologia e missiologia, altre ancora nel settore della comunicazione e dei media.

A varie latitudini si moltiplicano i progetti delle comboniane per aiutare le persone più svantaggiate, in particolare donne e giovani, a vivere in pienezza: a Kariobangi, periferia di Nairobi (Kenya), dalla fine degli anni Novanta si sviluppa il Kariobangi Women Promotion Project, che nel 2019 diventa Kwpti, scuola professionale accreditata dal Ministero dell’Educazione; a Mongu, zona semiarida dello Zambia, nel 2011 inizia Mother Earth, un progetto che coniuga promozione umana e integrità del creato attraverso la coltivazione della moringa.

RELAZIONE E DIALOGO
L’impegno a conoscere le lingue e le culture rende la missione più relazionale: un “dialogo di vita” con la gente. Tradizionalmente le Pie Madri avevano dato attenzione alla salute, all’educazione e alla formazione cristiana operando con grande generosità in strutture sanitarie, scuole e parrocchie. Le trasformazioni sociali e politiche, però, chiedono altre modalità di missione che inducono più a “essere con” che a “fare per”. In alcuni contesti, le comunità continuano a vivere in strutture tradizionali, ma in altri scelgono abitazioni più vicine alla vita quotidiana delle persone: a São Paulo e in Amazzonia (Brasile), a Lima (Perù), a Città del Messico e nel Chiapas (Messico), nel Karamoja (Uganda), in una baraccopoli di Nairobi e nella periferia del Cairo si sperimentano “comunità inserite”.

Dalla fine degli anni Novanta matura il desiderio di conoscere meglio le culture e le altre religioni, anche quelle tradizionali. In Africa e Medio Oriente cresce la collaborazione ecumenica e viene data particolare attenzione all’islam; in America Latina, alle tradizioni e alla religiosità delle popolazioni afrodiscendenti e indigene.

CRESCERE NELL’INTERNAZIONALITÀ
A partire dagli anni Novanta, cresce anche la sensibilità per le diverse culture che già convivono in congregazione. Nel 1997 si svolge al Cairo un incontro dedicato alla “comunità multiculturale”, che può diventare “Vangelo vissuto” quando le differenze non innescano pregiudizi e chiusure e se i tratti propri di ogni cultura diventano relativi nella prospettiva cristiana, che riconosce la stessa dignità a ogni persona e popolo, e sana le relazioni ingiuste.

Nelle comunità internazionali le barriere linguistiche sono comunque reali. Come già indicato nel 1970, si cerca di gestirle optando per due lingue comuni: l’italiano e l’inglese. I documenti ufficiali, però, vengono divulgati in cinque lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese. Il lavoro richiesto per le traduzioni è oneroso e insostenibile. La questione viene ripetutamente affrontata ma rimane irrisolta.

DALLA MISSIONE ALLA FORMAZIONE
Nel 1881 Daniele Comboni aveva avviato un noviziato al El Obeid perché quello di Verona era troppo lontano dalla realtà dell’Africa centrale per garantire un’adeguata formazione alle aspiranti missionarie. Comboni è morto troppo presto per realizzare anche questa sua intuizione. L’approfondimento della storia della congregazione e delle indicazioni del fondatore ha messo in moto anche una prolungata riflessione sui contesti più idonei a formare donne capaci di incarnare oggi un particolare carisma missionario come quello comboniano.

A tal fine, nel 2003 il postulato europeo e nel 2011 quello per l’Africa anglofona sono stati inseriti in realtà popolari a contatto con la gente. Anche il noviziato europeo, attualmente sospeso, era a Milano in una periferia ad alta immigrazione.

ALLARGARE LO SGUARDO
La maggiore attenzione all’analisi della realtà e alle differenze dei contesti aveva inizialmente suggerito di riflettere a livello continentale, dove missione, animazione missionaria e formazione assumono tratti operativi diversi. Nel 1998, però, si avverte che le differenze attraversano anche uno stesso continente. Per questo all’inizio del terzo millennio si introducono i Gruppi interprovinciali (Gip) costituiti da “province” comboniane affini per storia, cultura e sfide. La sperimentazione dei Gip, tuttora in evoluzione, ha permesso di incentivare la collaborazione all’interno della congregazione, condividendo personale e risorse sia per la formazione sia per iniziative particolari, come la comunità intercongregazionale ad Haiti dopo il terremoto del 2010.

A prescindere dalle effettive realizzazioni, i Gip hanno in ogni caso permesso alle comboniane di allargare i propri orizzonti, generalmente focalizzati sulla propria missione e sulla propria “provincia”, e di aprirsi a possibili riconfigurazioni della loro vita e attività missionaria.

RICONCILIAZIONE PER RICOMINCIARE
Da decenni molti Paesi in cui le Pie Madri della Nigrizia vivono la loro missione sono attraversati da violenze inaudite. Nord Uganda, Sud Sudan, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e la questione palestinese in Medio Oriente sono soltanto le realtà più note, seppur poco presenti sui principali media italiani.
I traumi sofferti dalle missionarie possono diventare, se adeguatamente elaborati, momenti di grazia: condividere i traumi sofferti dalla popolazione può renderle in quel particolare contesto donne di riconciliazione.

A differenza di quanto avvenuto nel 1965 alle Pie Madri rimaste per mesi prigioniere dei Simba, nel 1997 sono state organizzate a Roma apposite sessioni per quelle evacuate dallo Zaire dopo il colpo di stato. Un accompagnamento personalizzato viene offerto alle comboniane che rimangono in contesti di guerra, mentre altre sono professionalmente preparate per accompagnare processi di riconciliazione.

IL PRIMATO DELLA COLLABORAZIONE
Nei decenni, l’analisi della realtà, il discernimento e la spiritualità comboniana femminile hanno fatto progressi e nutrito nuovi modi di “essere missione”. Attualmente, un tratto che accomuna le attività svolte dalle Pie Madri della Nigrizia è quello di “lavorare in rete”. La collaborazione sta crescendo all’interno della Famiglia Comboniana, con altre congregazioni e anche con realtà non religiose: ne sono espressione la partecipazione al Forum sociale mondiale, a iniziative di denuncia e a servizi che promuovono la dignità di migranti e persone trafficate.

Dal 1998 anche la condivisione del carisma comboniano con persone laiche è oggetto di crescente attenzione. È stata coltivata con esperienze molteplici e diversificate, a seconda dei contesti, ma è ancora appena agli inizi.

Last modified on Mercoledì, 31 Agosto 2022 21:05

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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