Venerdì, 15 Luglio 2022 19:53

Frammenti di storia

La spartizione dell’Africa e dei suoi popoli fra le potenze europee viene sancita nel 1885 dalla Conferenza di Berlino. Dopo la Seconda guerra mondiale, combattuta a fianco dei colonizzatori, tanti popoli del continente iniziano a reclamare l’indipendenza. Il primo Paese a ottenerla è il Sudan, la cui storia è profondamente segnata dallo schiavismo e dalla disputa per l’acqua del Nilo.

IL CASO SUDAN
Alla fine dell’Ottocento la regione occidentale del Bahr el Ghazal (Sudan meridionale) era stata quasi spopolata dalle razzie di Zubeir Rahma Mansur, mercante di avorio e di schiavi arrivato nel 1856 dal Sudan settentrionale. Anche dopo il 1898, anno dell’abolizione della schiavitù, lo schiavismo continua e lascia ferite profonde. Per arginarlo, nel 1902 l’amministrazione britannica isola il Nord, musulmano e di lingua araba, dal Sud del Sudan, più “primitivo” e di religione animista, dove si poteva annunciare il Vangelo e le scuole delle missioni erano in lingua inglese. Tale separazione si protrae per quasi 50 anni, fino a quando il governo inglese ottiene dall’Egitto il controllo del Canale di Suez in cambio di un solo Sudan indipendente, peraltro con uso limitato dell’acqua del Nilo.

I primi passi verso l’indipendenza, attesa per il 1° gennaio 1956, iniziano nel 1948: i funzionari inglesi vengono ovunque sostituiti da arabi del Nord che alimentano nelle etnie locali lo spettro degli schiavisti. Il disagio delle popolazioni del Sudan meridionale esplode a Torit il 18 agosto del 1955, pochi mesi prima della dichiarazione d’indipendenza, e la rivolta si propaga rapidamente ad altre regioni.

Ha inizio l’impari guerra civile sudanese: i militari del Nord hanno fucili e cannoni, i ribelli del Sud lance e frecce, ma l’appoggio della popolazione li rende particolarmente resilienti. La situazione precipita con il colpo di Stato del 1958, che scioglie il Parlamento e nazionalizza le strutture delle Chiese; dal 1959 il personale missionario non riceve più visti e quelli scaduti non sono rinnovati, così dal 1961 le missioni del Sudan meridionale si svuotano gradualmente. Nel 1962 il governo accusa le Chiese di fomentare la rivolta e ne decreta l’espulsione. Dal 1961 ben 147 Pie Madri della Nigrizia, testimoni scomode delle violenze inferte alla popolazione, vengono espulse dal Sudan meridionale, di cui 98 tra il 27 febbraio e il 9 marzo 1964.

LA RICCHEZZA MALEDETTA DEL CONGO
Leopoldo II, sovrano del piccolo “Stato cuscinetto” del Belgio creato nel 1830 come argine all’espansione della Francia, mira all’immenso bacino del fiume Congo, che durante la Conferenza di Berlino (1885) gli viene riconosciuto come “proprietà privata”. Lo Stato libero del Congo è subito fatto oggetto di sfruttamento disumano: la lucrosa esportazione della gomma costa la vita a milioni di congolesi mentre l’istruzione è delegata alle missioni cattoliche e protestanti.

Dopo la Seconda guerra mondiale, nei soldati congolesi che l’avevano combattuta il mito del “bianco invincibile” si trasforma in un rancore crescente per la segregazione subita. L’indipendenza arriva il 30 giugno 1960, ma le rivalità e la corruzione della classe dirigente congolese riducono il Paese in frantumi. Milizie rivali cercano di aggiudicarsi una fetta di territorio con le sue immense ricchezze. Nel 1964 la rivolta dei Simba occupa il Kivu e il nord-est del Paese.

Tra le vittime dei loro massacri ci sono anche 90 missionari e missionarie. 27 Pie Madri sono fatte prigioniere; verranno liberate dopo quattro mesi e rientreranno in Italia il 2 gennaio 1965.

RIVALITÀ LETALI
Nel 1894 l’Uganda è resa protettorato della Corona d’Inghilterra, ovvero area di controllo indiretto esercitato attraverso re e capi locali: vasti appezzamenti di terra sono loro concessi come “proprietà privata”, mentre la Corona trattiene per sé la metà dell’intero territorio. La responsabilità di educare e curare le persone viene delegata alle Chiese, in particolare a quelle cattolica e anglicana.

Alla fine degli anni Cinquanta, il Paese è frammentato in etnie e segnato dalla contrapposizione fra partito cattolico e anglicano. Il kabaka, re dei Baganda, è ancora molto influente, mentre l’esercito è prevalentemente costituito da soldati acioli. Le elezioni del 1961, che precedono la dichiarazione d’indipendenza del 9 ottobre, vedono la vittoria del partito cattolico, incaricato di guidare il governo di transizione, ma le elezioni ripetute nell’aprile 1962 portano al governo il partito anglicano appoggiato dal kabaka, che diventa presidente, mentre Milton Obote guida il governo.

Presto la rivalità fra i due degenera: il kabaka fugge in esilio e Obote diventa un despota corrotto e violento. A capo dell’esercito nomina il generale Idi Amin, che a sua volta lo destituirà nel 1971, e inizia così una lunga e sanguinosa guerra civile.

A CARO PREZZO
L’indipendenza è frutto di legittime rivendicazioni delle popolazioni locali che gli eserciti coloniali reprimono con violenza, come in Kenya, colonia dal 1885, in cui gli insediamenti dei “bianchi” occupano le terre più fertili e a clima temperato.

Nairobi, centro amministrativo della colonia, è divisa in quartieri “etnici” e le zone più belle della città sono riservate ai bianchi, mentre gli abitanti del posto diventano “stranieri a casa propria”. Nella Seconda guerra mondiale i soldati reclutati in Kenya combattono a fianco dei loro colonizzatori e, finita la guerra, si ribellano per cacciarli dalla fertilissima Provincia Centrale.

La rivolta Mau Mau insanguina il Paese dal 1947 al 1961 e termina con la brutale repressione dei ribelli, ma segna anche la fine della colonizzazione britannica: il 12 dicembre 1963 il Kenya diventa una repubblica indipendente.

CHIESA CATTOLICA IN TRASFORMAZIONE
Negli anni delle proclamazioni d’indipendenza, che trasformano il volto del continente africano, anche nella Chiesa cattolica inizia un profondo cambiamento, innescato dal Concilio Vaticano II.

Annunciato a sorpresa da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, il Concilio è indetto ufficialmente il 25 dicembre 1961 per promuovere il dialogo con la società contemporanea e le culture del mondo.

Il 7 dicembre 1965 viene pubblicata la costituzione Gaudium et spes, che esprime una Chiesa cattolica solidale con l’umanità in cammino. La missione, fino ad allora definita per ambiti geografici, diventa attenta ai gruppi umani, che pongono interrogativi profondi.

Last modified on Venerdì, 15 Luglio 2022 20:02

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