Sabato, 27 Febbraio 2021 14:24

Americhe: attiviste indigene che aggregano comunità

Leydy e Nemonte sono due donne che vivono a migliaia di chilometri di distanza, ma che hanno in comune un grande amore per la propria terra, gente e cultura. Fanno da ponte fra tradizione e innovazione.
E il Goldman Environmental Prize 2020 è un’altra cosa che hanno in comune

L’amica delle api
Leydy Pech, classe 1965, è una pacifica messicana della Penisola dello Yucatán.
Nella sua regione circa 25.000 famiglie, in prevalenza di cultura maya, vivono del prodotto delle api: anche Leydy raccoglie una secolare tradizione di apicoltura. Nella stessa regione, l’agricoltura industriale ha eroso negli ultimi decenni quasi 38.000 ettari di foresta. A partire dal 2000 il danno ambientale è aggravato dall’introduzione, da parte della multinazionale Monsanto, di soia geneticamente modificata.
La varietà resiste all’erbicida Roundup, altamente tossico anche per le persone.

Senza consultare le comunità locali, nel 2012 il governo del Messico autorizza la Monsanto a piantare questa varietà di soia in sette Stati, incluso quello di Campeche, dove Leydy da sempre vive allevando e custodendo una varietà rara e locale di api, le Melipona beecheii, e dove, in cooperativa con altre donne maya, promuove da anni l’agricoltura organica.
Nel giugno 2012, per iniziativa di Leydy, la cooperativa Koolel-Kab/Muuchkambal coalizza altre organizzazioni di apicoltura e salvaguardia ambientale nel gruppo Sin Transgénicos (Senza ogm) e denuncia il governo per non aver rispettato la Costituzione messicana e la Convenzione 169 dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), secondo le quali le comunità locali devono sempre essere consultate. La cooperativa promuove anche uno studio sugli effetti della coltivazione di soia ogm su ambiente, miele e persone. Lo porta a termine l’Universidad Autónoma studiando l’esperienza pilota nello Stato di Campeche: tracce di glifosato sono nel miele, nell’acqua e nelle urine della popolazione locale.

Risultati alla mano, le donne di Koolel-Kab/Muuchkambal iniziano una campagna di informazione e sensibilizzazione delle comunità locali e lanciano una protesta contro il governo. Nel novembre 2015, la Corte suprema impone al governo di cancellare l’autorizzazione rilasciata a Monsanto e di consultare tassativamente le comunità locali prima di conferire ogni altra autorizzazione. Grazie all’iniziativa delle donne maya, nel 2017 il competente ministero revoca l’autorizzazione in tutti e sette gli Stati dove Monsanto opera.
Nel 2020 Leydy è insignita del prestigioso Goldman Prize per cibo e agricoltura. Le donne di Koolel-Kab/Muuchkambal non sono amiche soltanto delle api.

La guardiana della foresta
Nemonte Nenquimo è una giovane mamma ecuadoriana del popolo waorani. Rimasto isolato fino al 1959, a causa dello sfruttamento rapace delle risorse naturali (legname e minerali) si è ridotto a circa 5.000 persone, costrette a vivere in un decimo del loro territorio originario, il quale ancora pullula di un’immensa varietà di specie vegetali e animali. Da piccola, Nemonte lascia la sua comunità per studiare nella scuola della missione, ma ritorna presto al villaggio per non sradicarsi dal suo popolo. Il contatto con il “mondo esterno”, però, le ha spalancato gli orizzonti: nel 2015 Nemonte aderisce a Ceibo Alliance, un’organizzazione che difende i diritti dei popoli indigeni della regione, la loro cultura e il loro habitat.

Nel 2018 il ministero degli Idrocarburi cerca di attrarre investimenti in Ecuador assegnando concessioni petrolifere su quasi 3 milioni di ettari di foresta amazzonica. Non consulta però le comunità indigene (waorani, achuar, shuar, shiwiar, kichwa, andoa e sápara) di quei territori. La Costituzione impone di consultare «in modo adeguato» i popoli indigeni prima di decidere come destinare il loro sottosuolo.

Subito Nemonte mobilita la sua e altre etnie per contrastare le concessioni governative; poco più che trentenne, coinvolge gli anziani e convoca assemblee, ma ricorre anche a internet: la campagna online “La nostra foresta non è in vendita” raccoglie 378.000 firme. Mentre cita in giudizio il governo dell’Ecuador, si adopera anche a sottrarre il suo popolo a possibili ricatti economici: con altre donne avvia la produzione di cacao organico e dota le comunità di pannelli solari e sistemi di raccolta d’acqua piovana che le rendono economicamente autonome. Favorisce anche la formazione professionale di giovani waorani che documentino la vita del proprio popolo in simbiosi con la foresta.

L’azione legale intentata da Nemonte fa storia: il 26 aprile 2019 il governo perde la causa e impugna la sentenza, ma la Corte d’appello la conferma nel mese di luglio: nei 200.000 ettari di foresta della provincia di Pastaza lo sfruttamento petrolifero è dichiarato illegale. Nel rispetto della Costituzione del Paese, il governo deve avviare una nuova consultazione dei popoli indigeni.

«Prima combattevamo con le frecce. Adesso lo facciamo con la penna, anzi, con il computer!», dice soddisfatta Nemonte, l’attivista di internet che a sua figlia insegna i canti tradizionali waorani.

Last modified on Sabato, 27 Febbraio 2021 14:30

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