#Nonlasciamolesole Shamsia Hassani
Martedì, 26 Ottobre 2021 13:42

#Nonlasciamolesole

Il 19 settembre 2021, un’aggregazione spontanea di donne impegnate a vario titolo nel territorio della diocesi di Palermo organizza sul sagrato della cattedrale di Palermo un momento di solidarietà che dona volto e voce alle donne afghane. C’è un clima pervaso di preghiera, e la “Tenda di Abramo”, che esprime accoglienza, ricorda l’impegno a «rinnovare l’oikos di Dio», ovvero la “Casa comune”.
«Ospitalità è anche fare spazio e stringere altre mani perché questa Terra è fatta di relazioni di cura e di giustizia ecologica, sociale, economica e politica», sottolinea Assunta Lupo, animatrice del Circolo Laudato si’ di Palermo.
Quella sera la giustizia è invocata soprattutto per le “sorelle afghane” senza più diritti, ma ancora capaci di esprimersi attraverso la voce di donne italiane.

L’attrice Consuelo Lupo declama una poesia di Meena Keshwar Kamal.

Cettina Mancino presenta Zakia Khudadadi, la sportiva che ha partecipato alle Paralimpiadi: una mobilitazione le ha permesso di realizzare il suo sogno e arrivare a Tokyo proprio mentre esplodeva la riconquista talebana dell’Afghanistan. «Lo sport è esperienza di aggregazione e valorizzazione delle differenze», spiega la giornalista Adele Di Trapani.

Orietta Sansone ricorda Sadid Lailuma, la giornalista che ha chiesto: «Com’è possibile che sia successo questo?». La violazione dei diritti di un solo essere umano equivale ad aprire la porta alla violazione dei diritti di ogni persona e di tutti i popoli. La giornalista Alessandra Turrisi prega per le giornaliste e i giornalisti di tutto il mondo, «custodi di notizie che descrivano la realtà e denuncino le ingiustizie per garantire libertà e democrazia».

Suor Antonella Orlando presenta Shadi Ghadrian, la fotografa iraniana che coi suoi scatti svela la dignità forte e ostinata delle donne, anche quando sono imprigionate nei burqa, e Angela Scafidi ha pregato per lei: «Siamo due fotografe, lei è nata nel 1974, io nel 1972. I suoi scatti raccontano storie di donne costrette a vivere una vita che non è la propria».

Giovanna Carollo parla di Shamsia Hassani, docente alla facoltà di Belle Arti di Kabul, l’artista che ha coperto con la bellezza dei suoi graffiti la bruttura della guerra e l’orrore della violenza sulle donne: «Sono folate spirituali che restituiscono l’anima all’umanità violata». Maria Antonietta, docente di arte, menziona il suo coraggioso lavoro per le strade di Kabul. «Negli scenari assurdi, oscuri e ottenebrati dalla stoltezza delle armi, Shamsia apre squarci immaginativi che con potente, colorata e vitale espressione, liberano dalla paura e dall’isolamento e illuminano le coscienze».

Alia D’Anna presenta Zainab Fayez, la prima afghana a diventare Pubblico ministero; da Kandahar a Kabul difende i diritti delle donne violate e abusate sotto ogni aspetto, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Il coraggio di questa donna è una sfida al primitivo maschilismo di talebani e violentatori, ovunque si trovino.

Anna Staropoli parla di Fawzia Koofi: laureata in Scienze politiche, ha scelto di spendere le sue competenze per la difesa di donne e bambini. Rieletta più volte nell’Assemblea nazionale afghana, nonostante ripetuti attentati non cessa di difendere i diritti umani. Valentina Chinnici, consigliera comunale, prega: «Aiutaci a sostenere la voce e l’impegno politico di Fawzia Koofi, di Zafira Ghafari e delle donne afghane che la violenza patriarcale vuole cancellare. Infondi forza e sapienza in tutte le donne, affinché rivelino in qualsiasi parte del mondo che un’altra politica è possibile: senza prevaricazione, arroganza e idolatria di sé».

Vita Margiotta ricorda Negin Khpalwak, la prima direttrice d’orchestra dell’Afghanistan. Aveva tre anni quando, nel suo villaggio, la musica la sfiorò. Ne restò ammaliata e scelse di studiarla: gli zii giurarono che l’avrebbero uccisa, ma il talento di Negin si è imposto sui pregiudizi, portandola a divenire la prima bacchetta afghana a dirigere l’orchestra femminile Zohra, ora spenta dai talebani. Lucina Lanzara la ricorda così: «Sono al Servizio della Luce della Musica. La mia maieutica, tuo braccio. In Principio era il Suono. I talebani vogliono spegnere la Musica. Ma noi la riaccenderemo».

 

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Last modified on Martedì, 26 Ottobre 2021 13:46

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