Audacia e umanità Greta Thunberg Ansa
Lunedì, 18 Marzo 2019 20:54

Audacia e umanità

«Io vivo solo pensando a me stesso… faccio i fatti miei… e se qualcuno vive accanto a me, io non gli tendo la mano».

È la triste testimonianza di Pietro, giovane italiano, il quale, alla domanda «che cosa ha creato questo atteggiamento?», risponde: «La paura. La paura di guardare intorno a me e non avere la forza di camminare in avanti perché non vedo futuro».
Che tristezza, se il mondo che ci attende ha questi orizzonti. Ma dal 13 al 16 dicembre 2018, nello splendido monastero degli stimmatini a Sezano, sulle colline veronesi, si sono incontrate un centinaio di persone con ben altri orizzonti. Fra queste, personalità da tutto il mondo: Riccardo Petrella, João Caraça, Henri Calude de Bettignies, Federico Mayor Zaragoza, Roberto Savio, Patrick Viveret, Luis Infanti de La Mora, Marcelo Barros, Alain Adriaens e molti altri. Con loro, tanti attivisti e attiviste sociali, che hanno partecipato quest’anno a tavoli di lavoro sorti a Bruxelles, Montreal, Berlino, Parigi, Rosario (Argentina), Auvegne, Salvador de Bahia, Verona, Firenze…
È la Agorà degli abitanti della Terra, occasione per tante associazioni e gruppi di lavoro dei vari continenti di presentare le loro esperienze e le loro proposte in relazione al quesito: “Quale cammino dell’umanità nei prossimi anni?”.

Rifiorire dal basso
Testimonianze, confronti e suggestioni hanno aiutato a costruire un nuovo sguardo sull’umanità. È necessario, si è detto, purificare i nostri occhi. Troppo spesso la televisione e i media ci fanno vedere ciò che non va, ciò che ricopre di negatività questo mondo. Allora, il nostro sguardo e i nostri occhi si rattristano e le nostre menti si colmano di pessimismo e di timore. Invece, nello scorrere della quotidianità della vita, sono molti i gesti di cura, di accoglienza, di solidarietà e di custodia del creato: dobbiamo comunicare il bello che è in noi e attorno a noi, perché la maggioranza della popolazione è positiva. Così possiamo far fiorire l’umanità dal basso, costruendo relazioni empatiche.
Lo sguardo positivo ci spinge a prenderci cura di chi siamo: umanità in cammino. “Tu sei perché io sono” suggerisce la cultura africana dell’ubuntu. Fraternità e giustizia, allora, sono gli orizzonti che guidano i nostri passi. Lavorare con i più deboli, organizzare marce di pace come hanno fatto le donne di Colombia, Israele e Palestina, sperimentare luoghi di condivisione ove l’uguaglianza è di casa, costruire pezzi di società compatibili con la natura; tutto ciò permette all’umanità di divenire empatica.

Oltre le “prigioni”
Ci sono paure, incertezze e tensioni che imprigionano il nostro futuro. È importante dare loro un nome per poterle scardinare. Esse sono:
• innovazione tecnologica, un conoscere tecnico che, privo di coscienza, può generare grave disarmonia;
• velocizzazione della vita, un correre affannoso che impedisce di governare i giorni del nostro esistere;
• cambiamento climatico, un pericolo per il futuro della Terra;
• mercicrazia, un dominio delle merci sulle nostre menti e sui nostri corpi che ci riduce a oggetti di mercato e soggetti di consumo;
religione del consumismo e della tecnocrazia: diffondono “salvezze” illusorie mentre depredano la natura e schiavizzano i nostri cuori.

Continua...

Last modified on Lunedì, 18 Marzo 2019 21:21

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Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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