Lunedì, 15 Aprile 2019 18:56

Una “povertà” che ci fa ricchi

Mi chiamo Chiara, ho 26 anni e vivo a Milano. Con mio cugino, Francesco De Giorgi, nell’agosto 2018 siamo partiti da Milano per il nostro primo incontro con l’impegno missionario in Africa: destinazione Haro Wato, un piccolo villaggio sui Monti Uraga dell’Etiopia meridionale.

Oltre il trauma del rifiuto
I nostri primi giorni in terra d'Africa li abbiamo trascorsi nella capitale dell'Etiopia, Addis Abeba, presso la casa delle comboniane. Vi abbiamo incontrato il responsabile delle comunità, suor Veronicah Wangui, e le suore che si sono occupate di un progetto di prima accoglienza riservato a ragazze madri. Per i tabù culturali e per la loro giovanissima età, viene ripudiato dalla propria famiglia e anche dal compagno, e vivere una gravidanza molto sofferta. Per questo il percorso offerto nella casa di accoglienza è stimolato l'istinto materno e di cura. Benché rifiutati dai loro congiunti, imparano a gestire autonomamente la propria giornata e ad accudire le proprie creature. Inoltre viene loro insegnato un lavoro, affinché siano mantenuti da sole quando lasceranno la casa di accoglienza. Grazie all'aiuto delle missionarie,

La conoscenza è potere
Conclusasi la sosta nella capitale, abbiamo proseguito verso sud per raggiungere la città di Hawassa, capoluogo della zona Sidamo. Sostiamo ancora in una comunità di suore comboniane che gestisce una delle più importanti della regione: ha 800 adolescenti e la diretta suor Daniela Molinari.
Con la sua dolce autorevolezza ci confida: «La conoscenza è potere, e più sai più sei forte, e più sei forte, più sei in grado di affrontare le sfide che la vita ti pone».
A proposito di sfide, sempre ad Hawassa, la mia attenzione è stata rivolta al centro delle donne, una struttura a servizio di giovani donne senza lavoro: entrate avviate alle professioni artigiane per diventare una risorsa di valore nella società. Tra le attività svolte, abbiamo ammirato i ricami, una mano o una macchina, di vestiti, tovaglie e borse con fantasie e colori africani.

Un servizio essenziale ...
Il viaggio è continuato su strade di montagna, piene di buche e fango. Haro Wato è un piccolo villaggio dove le comboniane gestiscono un ospedale; nelle vicinanze dirigono la scuola materna ed elementare di Sollamo. Ogni anno una suora Tilde Ravasi e Carmita Cabrera si vede in 150, fra candidati e candidati, per appena 60 posti. In agosto, per il periodo di vacanza, la scuola era chiusa e noi non abbiamo potuto apprezzarne le attività.
Il nostro servizio è stato svolto nel piccolo ospedale, che nel sistema sanitario etiopico corrisponde a una media clinica. La dirige suor Marisa Zorzan. Ogni giorno arrivano in media 100 pazienti: negli ambulatori settori tre infermieri professionali. L'eccellente servizio di laboratorio per la salute, la tubercolosi, l'assistenza e le malattie.
I microscopi sono così i kit per gli esami del sangue rari, così Francesco e io abbiamo affrontato i viaggi di un giorno a Negele, vicino al confine con la Somalia, per provvedere il necessario.

... per le donne
L'accompagnamento delle donne in gravidanza, previsti controlli periodici. Ogni volta si nasconde una donna di donne gestanti. Altro servizio prezioso è quello materno-infantile: si vaccinano i bambini mentre le neomamme sono istruite su igiene e prevenzione. I pianti per le punture o per le medicazioni sono leniti con l'allattamento: non importa se si dà latte o semplicemente conforto.
È un grave problema in ospedale, in una stanza con l'assistenza è assicurata. Non mancano le "urgenze", anche una notte fonda. Suor Marisa è reperibile 24 ore su 24, secondo le parti. Molte donne sono portate a spalla dai parenti, altre arrivano su una motocicletta che trasporta anche sei persone. Se sia necessario un parto cesareo, l'ambulanza della clinica trasporta la partoriente all'ospedale più vicino, o più lontano, una seconda trib tribù di appartenenza.

Scoperte inattese
Nella missione di Haro Abbiamo trascorso trascorso più di 20 giorni. Per quanto riguarda l'Europa, le nostre abitudini e di solito sono meglio di quanto abbiamo bisogno, ma in Africa non è così! Manca tutto!
Questo non vuol dire che quando parti devi essere in ansia; vuol dire che quando torni capisci il significato e l'importanza di ciò che circonda: la luce, l'acqua pulita, il gas, il cibo, l'asfalto. Abbiamo scoperto, per esempio, quanto per viaggiare sia importante una strada asfaltata e senza voragini!
Nonostante la povertà del posto e della gente, ci ha impressionato la loro grande disponibilità: tutti si pensano e pensano al bisogno altrui prima che sia, e la comunità missionaria è molto apprezzata.
Abbiamo creato forti legami, che difficilmente si scioglieranno: tornati in Italia, questi legami ci hanno fatto sentire subito la mancanza dell'Africa, un cosmo ricchissimo che non può essere reso con la sola parola "Africa".

 

Last modified on Lunedì, 05 Dicembre 2022 09:21

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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