Lunedì, 03 Febbraio 2020 21:00

Gli inizi: «Siamo noi la vostra famiglia»

New Kanyama, a circa due chilometri dal centro di Lusaka, accoglieva immigrati da ogni parte dello Zambia.
La nostra casetta, molto semplice, si trovava nel recinto della chiesa. Il parroco era polacco, reduce da un campo di prigionia durante la repressione comunista, ma non viveva lì.

Il giorno del nostro ingresso ufficiale, la comunità cristiana ha preparato una festa nel cortile della chiesa. Ci hanno fatto sedere al posto di onore e ogni gruppo della parrocchia, guidato da laici, si presentava e ci portava un regalo.
I primi tempi eravamo davvero molto povere. Un giorno siamo rimaste senza olio per cucinare. La sera, una donna anziana, Veronica, arriva con un cesto di patate scelte e una bottiglia di olio. Noi non ce la sentiamo di accettare, ma lei replica: «Voi avete lasciato la vostra mamma e il vostro papà. Ora siamo noi la vostra famiglia!».

Io ho cominciato subito a lavorare con un gruppo di donne, avviato poco prima da una religiosa irlandese. Dopo dodici anni di missione negli Usa e un breve periodo in Uganda, non avevo ancora avuto il tempo di imparare la lingua e i costumi del luogo. Ci è stato di grande aiuto un pastore anglicano: tutte le sere passava a salutarci e ci suggeriva come meglio comportarci nelle varie situazioni. Per lui era normale darci una mano, perché la nostra parrocchia aveva una bella relazione ecumenica con le altre Chiese.
Noi siamo state le prime europee a vivere in baraccopoli. La gente ci voleva bene. Venivano spesso a ringraziarci per essere là con loro: «Non pensavamo che le suore fossero così umane!», ci dicevano.

Con il gruppo di donne, a partire dai loro bisogni, abbiamo avviato un corso di taglio e cucito, e anche di igiene e alimentazione, soprattutto per prevenire le malattie e la malnutrizione infantile. Andavo a visitare le donne nelle loro famiglie e venivo a conoscere tante situazioni. Ricordo i loro nomi e i loro volti, una a una.

Dopo alcuni anni raggiungo la missione rurale di Itezhi-Tezhi, ai margini del parco nazionale di Kafue; poi, torno nella periferia di Lusaka, dove nel 1987 apriamo una comunità a Lilanda, sobborgo di oltre 75.000 persone; e raggiungo anche Kaparu, un’altra missione rurale. Ho sempre lavorato con le donne; mi sono resa conto che sono loro le colonne di ogni famiglia.

Last modified on Lunedì, 03 Febbraio 2020 21:02

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