Giovedì, 14 Luglio 2022 20:44

Cammini di liberazione e di vita

Anna Faggion, classe 1979 e Suora Comboniana dal 2013, ha raccolto un prezioso testimone missionario per trasformare la violenza in riconciliazione

Ricordo il giorno del mio quinto compleanno: tra i regali c’era un bambolotto nero, che chiamai Simone. Passavo il tempo a coccolarlo, lavarlo e imboccarlo. Prezioso ricordo d’infanzia, segna inconsapevolmente un inizio.

TUTTO INIZIA CON UN BAMBOLOTTO… E IL CATECHISMO
Cresco, e l’Africa appare nei racconti, riportati più o meno fedelmente dalle maestre di catechismo, di missionari e missionarie: figure strane e allo stesso tempo interessanti. Sono loro che vanno lontano per fare del bene, dove ci sono guerre, difficoltà e malattie; che vivono in case senza televisione e insegnano in scuole senza pareti; che curano bambini ammalati e li salvano; e sono ancora loro che insegnano il Padre Nostro e l’Ave Maria a chi non conosce il cristianesimo. Immaginazione, fantasia e verità abitano il mio cuore di bambina.

LO “SCOSSONE” AFRICA
A 20 anni, eccomi per la prima volta in Africa, in Ghana, per una breve ma fulminante esperienza di incontro con la missione. Nata come “vacanza di un mese”, diventa un forte scossone nella mia vita: incontro una realtà differente, per lingua, cibo, colori e abitudini; vedo un popolo che soffre povertà e ingiustizia senza smettere di amare e pregare, e i missionari e le missionarie che, giorno dopo giorno, condividono fede e vita con la gente.

A 25 anni, terminata l’università, vivo l’esperienza decisiva: un anno di servizio civile volontario a Yaoundé (Camerun) come educatrice presso una ong cristiana. Questo tempo mi fa capire quanto sia importante vivere la missione come servizio, affinché ogni persona possa camminare con dignità grazie all’incontro con Dio, vera ricchezza da condividere.

SENTIRSI A “CASA”
Torno in Italia e un’amica, con cui avevo condiviso l’esperienza di volontariato, mi invita alla convivenza di fine anno della famiglia comboniana, che mai avevo sentita nominare benché fosse a Padova, città dove vivevo e lavoravo. Vado per il desiderio di ritrovarla; arrivo in piena tempesta di neve e molto contrariata perché la mia amica, all’ultimo momento, non aveva potuto venire. Ma l’accoglienza del gruppo Gim (Giovani impegno missionario) è molto calorosa e mi mette a mio agio. La suora comboniana si chiama Expedita Pérez León, detta Expe, spagnola: si muove tra noi con disinvoltura e ha un crocifisso che mi colpisce. Con un sorriso vivace raggiunge anche le persone più timide, come me. E così scopro la sua capacità di ascolto.

In quell’occasione, per la prima volta sento parlare di Daniele Comboni e di “salvare l’Africa con l’Africa”: quel missionario dell’Ottocento, con la sua vita e le sue riflessioni, esprimeva il senso scaturito dalla mia breve esperienza missionaria in Africa, esperienza umana e spirituale. A Padova inizio a frequentare il Gim1 e continuo con il Gim2, percorso di discernimento vocazionale in cui suor Expedita mi accompagna con discrezione: libertà, vicinanza e ricerca di Dio è quanto sperimento grazie a lei.

COMUNITÀ “TESTIMONE”
Dal 2004 la comunità delle Comboniane a Padova ospitava donne ferite, in maggioranza straniere: nel Centro Mondo Amico osservo suor Expe che se ne prende cura; facendosi prossima con i gesti e con la preghiera le aiuta a ritrovare la dignità e la gioia che avevano perduto.

Rimango positivamente colpita anche dalle altre suore: di nazionalità ed età diverse, parlano tutte “la stessa lingua” della consacrazione missionaria comboniana. In loro constato che le intuizioni di san Daniele Comboni sono ancora capaci di rigenerare realtà di bisogno e sofferenza. La vita di quella comunità mi appare realtà privilegiata per far fiorire la missione: una sfida che potevo cogliere.

Così dal 2013 sono Pia Madre della Nigrizia e vivo nella Repubblica Centrafricana, che vive nell’insicurezza a causa di violenze perpetrate da gruppi ribelli a loro volta alimentati da ingerenze straniere.

LA DELICATEZZA DI ALDINA
Un’altra comboniana della quale ho raccolto il testimone è suor Aldina Martini, classe 1922, che era stata nella mia stessa “missione” dal 1981 al 1994. L’ho conosciuta già anziana in una circostanza particolare.

Il 5 gennaio 2019 la mia comunità a Bangui aveva subito aggressione e rapina; torno in Italia per un tempo formativo e trascorro qualche giorno nella Casa Madre a Verona. Suor Aldina, che non conoscevo, si interessa a me: con delicatezza e affetto desidera sapere come stesse il mio cuore. Al nostro primo incontro, parlando della popolazione centrafricana mi dice: «… sono persone dal cuore buono, nostri fratelli e sorelle; non lasciare che quello che hai vissuto ti allontani da loro, continua la tua missione con serenità e intraprendenza».

Conservo con gioia la lettera che mi scrisse qualche mese più tardi in risposta a un mio scritto; due pagine stilate a mano dove trovo la vicinanza di una sorella “Pia Madre”. Prima della sua morte, ho avuto la fortuna di incontrare ancora suor Aldina a Verona.

Celebrare i 150 anni di vita della congregazione significa per me confermare l’attualità del nostro “essere missione”: stiamo in realtà di sofferenza e oppressione, aprendo cammini di liberazione e di vita illuminati dal Vangelo. Comboni non è stato solamente un missionario di grande iniziativa ma anzitutto un uomo di preghiera, dalla quale attingeva ispirazione e perseveranza. Anche noi siamo chiamate a essere “contemplative in azione” a partire dalla comunità, in cui la differenza diventa ricchezza a servizio della missione per chi si lascia fecondare dallo Spirito.

Last modified on Giovedì, 14 Luglio 2022 20:52

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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