Mercoledì, 31 Agosto 2022 20:17

Quel “dono” che cresce, di generazione in generazione

Adele Brambilla, classe 1949 e Pia Madre dal 1973, racconta cosa la ha attratta in congregazione e da chi ha raccolto ispirazioni per crescere combonianamente e svolgere il servizio di Superiora generale dal 1998 al 2010

Sono originaria di Milano e ho conosciuto le Pie Madri della Nigrizia attraverso eventi e pubblicazioni missionarie della Diocesi: presentavano i vari “carismi”, cioè quei particolari “doni dello Spirito” con cui ogni congregazione religiosa vive la sua specificità evangelica. Mi ha colpito subito quello missionario di Daniele Comboni.
Questo è stato il punto di partenza che, attraverso varie circostanze, mi ha avvicinato alle Suore missionarie comboniane, donne che non conoscevo e mai avevo incontrato. Sono stata attratta dal “carisma” di Comboni, e il resto è stato un salto nel buio.

CON LO SGUARDO DI COMBONI
Tante sono state le comboniane che hanno lasciato un segno nella mia vita.
Ricordo con particolare riconoscenza suor Francesca Kerby, responsabile nel Regno Unito della comunità di Llandrindrod (Galles), che mi accolse poco dopo la mia prima professione. Ero stata assegnata a quella comunità per una prima esperienza comunitaria e per lo studio della lingua inglese.

Il suo spirito di intraprendenza nel ricercare e sostenere le persone più povere mi è rimasto nel cuore. Aveva uno sguardo intenso, profondo: lo sguardo di Comboni che nei luoghi più reconditi sapeva vedere e trovare le persone emarginate ed escluse. Già settantenne, nelle ore di riposo prendeva il pulmino e raggiungeva zone disperse a soccorrere le famiglie più bisognose. Le conosceva tutte e in tutte lasciava un segno. Mi diceva: «Le persone povere ci chiamano, sono le nostre maestre. Le trovi ovunque; basta scrutare, guardare e non passare oltre...».

UNITÀ DI VITA
Un dono particolare lo ho raccolto da suor Federica Bettari, che negli anni Settanta ha traghettato la congregazione nel rinnovamento indicato dal Concilio Vaticano II. La incontrai in noviziato quando, Superiora generale, venne a trascorrere con noi un periodo di vacanza. Ci esortava: «Non stancatevi di dare il tempo a Dio per crescere nella passione incondizionata alla missione con il cuore di Daniele Comboni!». In quegli anni la congregazione stava riscoprendo il fondatore e lei ne parlava con molta familiarità. Ci appassionava.

La incontrai di nuovo dopo alcuni anni, durante la mia prima missione a Casa Madre Fiorentina, la comunità di Verona a servizio delle suore che necessitavano di cure particolari. Era ammalata, consapevolmente giunta al termine della sua vita terrena, ma la passione per Dio e per l’umanità ha pervaso anche gli ultimi giorni della sua esistenza: nel 1983 il suo desiderio è stato di poter andare all’Inter-capitolo (assemblea intermedia tra due Capitoli generali) e comunicare il pensiero che aveva scritto a mano.

Il suo messaggio è diventato l’introduzione alla lettera redatta al termine di quell’assemblea e lo considero il suo testamento: rivela un’insaziabile sete per la robusta spiritualità che costituisce la forza del carisma comboniano, l’unità di vita, ovvero quell’abbraccio tra contemplazione e missione che è l’essenza del desiderio di Comboni per noi. Infine, mi ha chiesto di accompagnarla nel suo ultimo viaggio a Limone sul Garda, dove Daniele Comboni è nato, per respirare ancora una volta lo spirito di questo santo e prepararsi con lui, nella piccola cappella della sua casa natale, all’incontro con Dio. Lì ha offerto la propria vita per tutta la congregazione, presente e futura.

DONNA DELL’INCONTRO…
Nel cammino di questi anni, un’altra comboniana che ha segnato il passo della mia consacrazione missionaria è suor Giuseppina Tresoldi, il cui messaggio per noi rimane nella sua presentazione alla Regola di Vita del 1986, tuttora in vigore. Nei sei anni in cui è stata Superiora generale, dal 1986 al 1992, pellegrina instancabile per le vie del mondo ha visitato le comunità con il passo della “buona pastora” che cerca le pecore disperse.

Per me, Pia Madre della Nigrizia in Medio Oriente, è stata la donna dell’incontro, sempre pronta ad ascoltarti con cuore aperto. Sapeva come raggiungerti se avevi qualche difficoltà o desideravi parlarle, e sempre ti faceva sentire attesa: non eri un numero ma una sorella che lei ben conosceva.

… E DEL SERVIZIO
In momenti difficili e sofferti ci ha appassionate alla missione, e al termine del suo mandato non si è fermata: ha risposto all’appello del dicastero vaticano dell’Evangelizzazione dei popoli per accompagnare una nascente congregazione sudanese davvero “abbandonata”. Insieme a suor Franca Fusato e ad altre comboniane, per anni ha vissuto con loro e quando sono diventate in grado di camminare da sole si è fatta da parte, proprio come una madre che incoraggia i figli e le figlie a vivere la propria vita.

A queste donne, “madri” e “sorelle”, chiediamo di continuare ad accompagnarci in questo giubileo, affinché sulle loro orme poniamo i nostri passi.

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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