Lunedì, 03 Agosto 2020 07:56

In ascolto del grido

«Tutto è connesso»: il ritornello di una canzone che ha accompagnato lo svolgimento del Sinodo è oggi realtà esistenziale inconfutabile. Tutti i popoli soffrono per l’influenza di un virus che, secondo alcuni epidemiologi, è conseguenza dell’abuso inferto alla Terra. Moema de Miranda lo ha espresso con chiarezza: «Stiamo invitando il virus a diventare il nostro virus, a saltarci addosso». Paradossalmente, le popolazioni indigene dell’Amazzonia, che più rispettano la Terra, risultano maggiormente minacciate dal covid-19. L’équipe itinerante della Repam ne è testimone

La pandemia ci ha sorpreso a Iquitos, in Perù, e da questa porzione di Amazzonia stiamo ascoltando la «creazione che geme per i dolori del parto» (Rm 8,22). Purtroppo ci troviamo in una città che, per diverse settimane, è stata completamente inghiottita da questa emergenza, con ospedali assolutamente incapaci di rispondere ai bisogni delle persone. I pazienti morivano per mancanza di ossigeno, che in pochi giorni è diventato il bene più prezioso e ricercato: per la speculazione, il prezzo di una bombola è lievitato da 80 a 2500 soles.

Neppure un medico
Siamo stati spettatori indignati e impotenti di un dramma che ha colpito una famiglia ospite con noi nel vicariato di Iquitos. Il 3 maggio, la signora Benilda Coquinche, del popolo kichwa, ha iniziato a sentirsi male: dopo poco non riusciva a respirare. L’abbiamo portata in ospedale, dove la situazione era drammatica. Non c’era neppure un medico che la potesse visitare. Così Benilda, 33 anni e madre di 5 figli, è morta soffocata tra le braccia di suo marito, che non poteva fare altro che tentare di calmarla. Per l’incuria dei governi, l’Amazzonia, e in particolare le aree interne, ha sempre sofferto una grave carenza di servizi scolastici e sanitari. Le ricorrenti epidemie di malaria e dengue avevano già indebolito un sistema sanitario fragile, che il covid-19 ha debellato. Se gli ospedali delle grandi città non hanno retto l’ondata dei contagi, come potevano farlo i piccoli ambulatori dell’interno, dove non c’era neppure un paio di guanti o una mascherina?

Un nuovo sterminio…
In Amazzonia, il virus ha iniziato a manifestarsi nelle grandi città che avevano più contatti con il resto del Paese. In Brasile i primi casi si sono manifestati a Manaus, Parintins e Belém, ma presto hanno trovato nel Rio delle Amazzoni il cammino più veloce per diffondersi in tutta la regione. Lungo il fiume, il virus ha infettato tutti i comuni, ha attraversato il confine con Perù e Colombia e la sua corsa mortifera non è ancora terminata.
Alla fine di maggio, 14 delle 20 città brasiliane con il maggior tasso di contagi e decessi per covid erano dislocate lungo le rive del Rio delle Amazzoni.
In questo panorama di emergenza nell’emergenza, le popolazioni indigene sono quelle più esposte: è storia che si ripete. Al tempo della colonizzazione, molti popoli originari sono stati sterminati dalle malattie portate dagli europei. Un morbo non letale in Europa, come influenza, varicella e morbillo, ha fatto strage di indigeni. Oggi come allora, il covid-19 li può sterminare.

… di popoli e Terra
Dal momento che l’attenzione dei media si è concentrata sulla pandemia, nel mese di aprile la deforestazione è triplicata rispetto allo stesso periodo del 2019 e le invasioni illegali di terre indigene da parte dei garimpeiros, i cercatori d’oro illegali, stanno crescendo in modo esponenziale.
Qual è il virus che hanno lasciato ci contagiasse? Da cosa vogliamo isolarci? Dal covid-19? Dalla corruzione? Dal profitto e dall’avidità? Dall’indifferenza verso popoli che da millenni abitano questa terra? Quale virus sta davvero invadendo l’Amazzonia?

Last modified on Lunedì, 03 Agosto 2020 08:00

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