Martedì, 30 Novembre 2021 20:32

Caterina diventa Maddalena

Nascere in una famiglia importante e controversa non sempre aiuta, specie se vivi a Firenze e di cognome fai Pazzi. Non per l’allusione al disagio psichico che potrebbe oggi contenere la parola, ma per vicende complicate che vedono i tuoi familiari coinvolti in una congiura che porta ancora il loro nome. Certo, la cosa si era svolta al tempo di Giuliano e Lorenzo de’ Medici (1478), mentre Caterina nasce nel 1566.

I nomi come doppio progetto
Una nascita nobile non favorisce la semplicità, ma offre ampie possibilità. «Amo per natura la grandezza, e non le cose brutte, ma ricche e belle», dicono i documenti del processo di canonizzazione. La bambina viene battezzata come Caterina: un nome che richiama la santa di Siena, rinverdita in quel secolo da Caterina de’ Ricci (1522-1590). La “nostra” Caterina de’ Pazzi ha una profonda inclinazione spirituale e viene educata in San Giovannino de’ Cavalieri, in via San Gallo, luogo di tante memorie, inclusa la dedicazione a Santa Maria Maddalena, voluta dai monaci di Celestino V (quello che aveva lasciato il papato per una vita più evangelica) e ripresa dalle Cavalleresse dell’Ordine di Malta, impegnate anche per le vittime della tratta (si direbbe oggi). Tanta storia e tante vicende che escono dall’ombra e restituiscono una Chiesa più vivace di come spesso la raccontiamo.

A sedici anni Caterina entra in monastero con il nome di Maria Maddalena: quale? Tutte! La Maddalena che rappresenta in Occidente, sia pure erroneamente rispetto al testo evangelico, la dignità delle donne vittime di violenza e prostituite dalla libidine altrui, ma anche l’Apostola degli apostoli, colei che è intima del Signore e prende parola per annunziare il suo messaggio.

Maria Bagnesi nostra maestra: la riforma della Chiesa
Maria Maddalena de’ Pazzi è giovane monaca a Santa Maria degli Angeli in Cestello, monastero carmelitano; ma una cosa è la regola, una cosa è la sapienza spirituale che non si lascia imbrigliare: quella comunità è un crocevia di spiritualità. La formazione è di impianto sia gesuitico che domenicano, quest’ultimo sempre pieno di fermenti di riforma portati avanti spesso da donne. Molte di loro non si erano fatte convincere dalla censura violenta del Pontefice (Rodrigo Borgia) che aveva fatto bruciare sul rogo Gerolamo Savonarola, sia all’epoca dei fatti, come Domenica da Paradiso, sia in seguito. Caterina de’ Ricci conservava nella sua cella il collare di ferro con cui Savonarola era stato legato ai ceppi, e un’altra terziaria domenicana fiorentina, Maria Bagnesi, era dichiaratamente parte di quella eredità. Suor Maria Maddalena riferisce di averla vista in cielo offrire frutti per il loro monastero: la riforma, spirituale ma anche concreta, della Chiesa. Una censura violenta non è sufficiente a far tacere lo Spirito!

La mistica come presa di parola
In questo quadro, in cui la Chiesa post-tridentina regolamenta e anche proibisce spazi pubblici di parola femminile, Maria Maddalena, come le altre sopra ricordate, sperimenta una parola straordinaria: quella della visione mistica, che dice il Vangelo anche con il corpo. Espressione intima, ma non intimistica, che riesce a farsi ascoltare e diventa profezia. Oggi in quei chiostri del Cestello è ospitato il Seminario di Firenze: forse una profezia per una Chiesa più inclusiva e radicale. La sapremo ascoltare?

 

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