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1872: i primi passi

Il 21 novembre 1871, il Consiglio superiore dell’Opera del Buon Pastore delibera di aprire quanto prima un collegio maschile nella casa comperata attigua al Seminario vescovile per formarvi gli allievi della Missione e iniziare a Montorio il collegio delle allieve missionarie

A Montorio, paese a pochi chilometri da Verona, Luigia Zago e Isabella Zadrich mettono a disposizione parte della loro abitazione per le «allieve missionarie» che, come ripeteva Comboni, «seguano le tracce e adempiano le funzioni delle pie donne del Vangelo, le “Pie Madri della Nigrizia”».

Da Montorio a Verona
Il 31 dicembre 1871, una giovane veronese di 19 anni, Maria Caspi, bussa alla porta di quella casa. È accompagnata dallo stesso Comboni. Poco dopo arriva da Padova la formatrice, suor Pia Maria Galli, che sembra essere stata badessa benedettina, e il 17 gennaio anche Maria Teresa Scandola, originaria della Lessinia. Nei mesi successivi si aggiungono altre giovani, ma diventa presto evidente che per le aspiranti missionarie, istruite settimanalmente dai professori del seminario di Verona, la sede di Montorio non è ideale. Quando è messo in vendita l’antico monastero benedettino in via Santa Maria in Organo, a pochi passi dal seminario, Comboni lo acquista per garantire alle «allieve missionarie» la migliore formazione possibile, studio dell’arabo compreso. Accompagnate personalmente da Comboni, le ragazze vi si trasferiscono con Pia Galli il 14 settembre 1872, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Don Antonio Squaranti, della diocesi di Verona, diventa rettore della casa maschile e superiore ecclesiastico di quella femminile, che nel 1874 già affronta le prime difficoltà.

Terreno accidentato
Una lettera del 18 luglio siglata P.M.G. allerta il Vaticano sui superiori maschili: «Erigendosi la congregazione delle Pie Madri della Nigrizia sotto l’immediata giurisdizione dei missionari, e a questi esclusivamente dipendenti tanto nello spirituale che nel materiale, sarebbe necessario non accordare ai missionari un dominio arbitrario sul femminile istituto».
La lettera è attribuita a Pia Maria Galli, che padre Stanislao Carcereri, allora vicario di Comboni, destituisce immediatamente senza neppure consultare il suo superiore. Il 3 settembre 1874 la sostituisce una maestra orsolina secolare di circa 45 anni: Maria Bollezzoli. Entra nell’Istituto il 6 settembre 1874 e l’8 dicembre, alla presenza di Luigi di Canossa, vescovo di Verona inizia il noviziato insieme a Maria Caspi, Giuseppa Scandola, Teresa Caviola, Maria Rosa Colpo, Teresa Grigolini, Rosa Zabai e un’altra giovane non identificata.

Maria Bollezzoli, già riluttante a guidare la nascente congregazione femminile, percepisce una crescente incertezza: nell’agosto del 1875, don Squaranti le aveva ordinato di non accogliere altre giovani. Si prospettava forse che subentrassero le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione? Le future Pie Madri, però, non desistono e il 15 ottobre 1876 Comboni in persona riceve i voti di Maria Bollezzoli e Teresa Grigolini, voti da rinnovare dopo un anno, mentre il crocifisso missionario loro consegnato ha già il cordoncino rosso sangue, per «suore sante davvero, ma non col collo storto, perché in Africa bisogna averlo dritto; anime ardite e generose che sappiano patire e morire per Cristo e pei Neri». Il 19 marzo 1877 si consacrano anche Maria Caspi, Giuseppa Scandola e Rosa Zabai. Il 12 dicembre partirà da Verona la prima spedizione, di cinque Pie Madri della Nigrizia: Teresa Grigolini, Maria Caspi, Giuseppa Scandola, Concetta Corsi e Vittoria Paganini, con il rettore degli istituti, don Antonio Squaranti, affinché prenda visione delle esigenze della vita missionaria.

In viaggio
Finalmente si parte, e Comboni accompagna le neo-missionarie con lezioni di storia, geografia e, soprattutto, di rapporti umani e di relazioni pubbliche che esse non avrebbero più dimenticato. Dopo una tappa a Roma per l’udienza dal Papa, il gruppo salpa da Napoli per Alessandria d’Egitto. Al Cairo le missionarie sostano un mese per acclimatarsi, mentre Comboni incontra i consoli di Austria, Francia, Inghilterra e Belgio e anche il khedive d’Egitto. Tessere alleanze è essenziale per contrastare la tratta degli schiavi e muoversi in un contesto musulmano, dove si può parlare solo di civilizzazione – scuole e ospedali – perché il khedive, dopo l’apertura del Canale di Suez, non vuole sfigurare al confronto dell’Europa.

«Eccoci arrivate tutte sane e lietissime dopo sessant’un giorni di viaggio, cioè 48 di Nilo e circa 13 di deserto», scriveva Concetta Corsi da Berber, in Sudan. Il 30 marzo 1878 inizia in quel porto sul Nilo la missione delle Pie Madri: imparano la cultura locale e la lingua araba, ma anche la precarietà di vivere. Alla siccità del 1877 era seguita una tremenda carestia. Tifo e vaiolo avevano decimato la gente e anche il personale della missione, che nel luglio 1878 conta 7 vittime. Tra loro, don Squaranti, che aveva già raggiunto Khartoum.

Non si sgomentano
Con il vapore messo a disposizione da Gordon, governatore inglese del Sudan, Comboni porta le 5 Pie Madri da Berber a Khartoum. Lungo il Nilo fanno tappa in villaggi decimati da fame e malattie. La situazione è straziante ma «le cinque Pie Madri della Nigrizia… lungi dallo sgomentarsi, danno coraggio anche a me stesso», scrive lui.
Arrivano a Khartoum il 14 dicembre 1878; la notizia che le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione si ritirano dalla missione di El Obeid, avviata nel Kordofan nel 1874, coglie Comboni di sorpresa, che sopperisce inviando subito le neofite: viaggeranno da sole per quasi un mese, mentre i telegrammi di Comboni sollecitano le autorità locali a provvederle del necessario lungo il percorso.
A El Obeid sono accolte da don Gian Battista Fraccaro, superiore della missione, e da alcune maestre africane educate a Verona nell’Istituto Mazza. Tra queste, Fortunata Quascè e Domitilla Bakhita che, qualche mese dopo, avrebbero chiesto di entrare tra le Pie Madri della Nigrizia.

Le cinque Pie Madri sono a El Obeid da poche settimane quando a due di loro è chiesto di tornare a Khartoum perché le Suore di San Giuseppe hanno deciso di lasciare la missione. La superiora Teresa Grigolini parte accompagnata da Giuseppa Scandola; a El Obeid rimane come superiora locale Vittoria Paganini, che dall’agosto del 1879 sarà anche responsabile del primo noviziato femminile in Africa, ma nel novembre dello stesso anno dovrà lasciarlo per motivi di salute.

Rinforzi in arrivo
Nel 1879 Daniele Comboni è a Verona per decidere con il vescovo chi possa sostituire don Squaranti, ma la sua prima preoccupazione è far partire altre Pie Madri, perché con il ritiro delle Suore di San Giuseppe anche l’istituto femminile del Cairo sarebbe rimasto senza religiose.
L’unica pronta era Amalia Andreis, ma delle novizie quattro su nove vengono ammesse alla professione religiosa anticipatamente, così che il 1° luglio può partire per l’Egitto il secondo gruppo. Si tratta di Amalia Andreis, Maria Bertuzzi, Matilde Lombardi, Eulalia Pesavento e Maria Caprini, e il 12 novembre 1879 è la stessa Amalia Andreis, superiora dell’istituto femminile del Cairo, ad accogliere il terzo gruppo: Maria Rosa Colpo, Caterina Chincarini, Elisabetta Venturini, Fortunata Zanolli ed Elisa Suppi.
Trascorsi pochi giorni, due di loro si uniscono alla carovana in partenza per il Sudan: attraverso il Canale di Suez arrivano rapidamente a Suakin, poi a Berber, e in soli 42 giorni (invece di 69) sono a Khartoum. Dopo un mese di meritato riposo, Maria Bertuzzi, Matilde Lombardi ed Elisa Suppi ripartono per El Obeid, accompagnate da don Fraccaro.

Lutti precoci
L’8 febbraio 1880, le tre suore raggiungono, con due preti e tre laici, la missione del Kordofan; ma dopo dieci giorni Maria Bertuzzi, ventenne, muore di tifo. Il 16 maggio la seguirà Marietta Caspi, la “primogenita” di Daniele Comboni, a El Obeid dal febbraio 1879.
Intanto, a Verona Comboni e il vescovo hanno trovato il nuovo rettore in sostituzione del defunto don Squaranti: è lo stimmatino don Giuseppe Sembianti. Contrariato dalla presenza in istituto di una ex Suora di San Giuseppe e di suo cugino, insegnanti di arabo, pone delle condizioni che addolorano Comboni, il quale a novembre riparte comunque per l’Africa con 5 nuove missionarie: tre suore – Faustina Stampais, Bartolomea Benamati e Marietta Casella –, due novizie – Rosalia Conte e Francesca Dalmasso – e una giovane austriaca, Anna Kubitschek. Tappa a Roma per udienza con papa Leone XIII, e partenza in nave da Napoli: con la solita premura, si preoccupa di rendere loro sereno il viaggio. Arrivano al Cairo il 5 dicembre 1880. Comboni è affaticato, ma si dedica ad aprirvi il terzo noviziato, perché imparare l’arabo a Verona risultava quasi impossibile.

Nell’istituto femminile rimangono le suore Faustina Stampais, superiora e formatrice, Bartolomea Benamati, Marietta Casella e la giovane austriaca. Per il Sudan partono Amalia Andreis, Maria Rosa Colpo, Caterina Chincarini, Elisabetta Venturini, Rosalia Conte e Francesca Dalmasso. È il 29 dicembre quando salpano per Suakin e proseguono a dorso di cammello fino a Berber: Comboni ne soccorre due, vittime di cadute. Con il vapore sbarcano infine a Khartoum, accolte da Vittoria Paganini, Giuseppa Scandola, Fortunata Zanolli, Matilde Lombardi ed Elisa Suppi.

Altri lutti
La «preparazione delle suore» stava molto a cuore a Comboni e a Vittoria Paganini, rimasta a Khartoum come superiora dopo che Teresa Grigolini aveva trasferito la residenza provinciale a El Obeid. Vittoria capiva la preoccupazione del vescovo per la scuola femminile: con la partenza delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, che erano di lingua araba, rischiava di dover chiudere, poiché le Pie Madri non conoscevano bene la lingua.

Il 29 marzo 1881 Comboni inizia la visita pastorale e raggiunge El Obeid. Teresa Grigolini, la giovane intraprendente superiora delle Pie Madri in Africa, superando i limiti delle sue competenze aveva aperto una nuova comunità femminile a Delen, sui Monti Nuba, dove ancora infierivano i trafficanti di schiavi. Il vescovo conferma la sua iniziativa e invia altre due suore. Così le comunità delle Pie Madri nel vicariato sono ormai cinque: al Cairo (con noviziato), a Khartoum, e tre nel Kordofan: El Obeid (residenza provinciale e noviziato), Malbes e Delen.
Comboni rientra a Khartoum ai primi di agosto, spossato per il viaggio e affranto per alcune lettere giunte da Verona: quella di suo padre, di Maria Bollezzoli e anche del vescovo Luigi di Canossa. Scaturiscono da un doloroso equivoco che aggrava lo stato di salute di Comboni. Altre notizie lo minano a settembre: sono annunci di morte da Malbes. Perde il giovane prete africano Antonio Dobale, che lui stesso aveva riscattato e condotto in Europa, e suor Maria Rosa Colpo.

Ai primi di ottobre muore a Khartoum il fratello laico Paolo Descandi e il 9 don Fraccaro. Il 10, dopo averne celebrato le esequie, Comboni visita le suore per confortarle, ma è in affanno e a tarda sera, assistito da suor Elisa Suppi, spira.
In Sudan e in Italia il dolore è immenso.
E le Pie Madri rimangono senza il loro “padre”.

Venti di guerra
Nell’agosto del 1881 il console austriaco aveva fatto menzione a Comboni di un movimento islamista che lo preoccupava. Ma nel marzo 1882 è la stessa Teresa Grigolini, in visita a Delen, a notare la ribellione. La situazione precipita in breve tempo e le comunicazioni diventano difficili.
Ingerenze inglesi e francesi nella politica egiziana avevano alimentato l’insofferenza del popolo, in maggioranza musulmano, per gli “infedeli” europei. Inizia l’evacuazione preventiva e anche il superiore degli istituti comboniani del Cairo decide il rientro in Italia: Faustina Stampais, Bartolomea Benamati e Marietta Casella arrivano a Verona con la novizia Anna Kubitschek, la postulante Concetta Massaud e due ragazze africane riscattate a Khartoum. A El Obeid, Teresa Grigolini insiste per raggiungere Khartoum prima che sia troppo tardi, ma don Giovanni Losi vuole attendere il personale di Delen; non sa che costoro sono già prigionieri del Mahdi. Tra il 27 ottobre e il 7 novembre, muoiono Eulalia Pesavento, Gabriele Mariani e Amalia Andreis, in conseguenza delle privazioni e dei maltrattamenti subiti mentre, in prigionia, venivano portati via da Delen.

Il fronte mahdista avanza: nel mese di settembre 1882 inizia l’assedio di El Obeid, che capitola per fame nel gennaio successivo.
Mentre il successore di Daniele Comboni, Antonio Sogaro, parte da Verona per raggiungere gli istituti del Cairo già tornati operativi, a El Obeid il personale della missione viene catturato. Le suore sono preoccupate per gli ex schiavi divenuti cristiani, ma a loro succede di peggio: il Mahdi tenta a più riprese di convincerle a convertirsi, ma, poiché non cedono, le imprigiona con le sopravvissute di Delen.

Non senza le morette
Nell’agosto 1883 le truppe britanniche partono da Khartoum per il Kordofan, nell’intento di sconfiggere i mahdisti: sono 12.000 uomini che non conoscono il territorio e vengono sopraffatti. Dal Cairo, monsignor Sogaro ingiunge a missionari e missionarie di lasciare Khartoum, ma il 25 novembre 1883 riceve un telegramma delle suore: preferiscono rimanere in città con fratel Polinari, se non possono partire con tutte le morette. Arriva il permesso e l’11 dicembre partono tutte. Si fermano a Scellal, sul confine tra Egitto e Sudan, nella speranza di poter presto fare ritorno, ma la corrispondenza che una ex schiava, Marietta Maragase, fa giungere a Vittoria Paganini lascia poche speranze.
La rivoluzione mahdista continua ad avanzare e anche Scellal diviene insicura: tutte le Pie Madri riparano al Cairo, dove arrivano il 14 giugno 1884.

 

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