Giovedì, 26 Agosto 2021 17:47

Quale finanza per il nostro futuro?

La pandemia da covid-19 ha stravolto stili di vita, di produzione e di consumo che il mondo globalizzato aveva da tempo adottato a sua norma. L’avido sfruttamento di risorse materiali e umane sembrava arrestato dai prolungati periodi di confinamento, eppure la frenesia del consumo è già ripresa. L’economia speculativa e suicida degli ultimi decenni non ha futuro: deve assolutamente cambiare. Quale ruolo può giocare in tutto questo la finanza?

La finanza è uno strumento: non è un bene in sé, non è un luogo in sé, deve essere messa in relazione con altri campi e altri obiettivi. È un acceleratore, un aggregatore, ma negli ultimi 80 anni è stata uno strumento che ha creato disuguaglianza. E questo è un dato oggettivo.

Il pericolo della finanza cinica
Fin da quando la finanza è nata, la sua funzione è stata quella di far incontrare chi ha risorse con chi ne cerca, per la propria famiglia o per alimentare l’economia reale, che poi crea il benessere della comunità.
Ma quando il sistema ha sviluppato la sua parte più opaca e autoreferenziale, la finanza da mezzo è diventata fine: un produrre ricchezza monetaria senza ridistribuirla e sviandola dall’economia reale. In una sorta di spirale senza limiti, è un fine basato principalmente sull’aumento di ricchezza, ricchezza che si concentra solo nelle tasche di poche persone, creando disuguaglianze pesanti. Le ideologie che esaltano l’aumento della ricchezza sostengono che essa, anche se nelle mani di pochi, può aiutare i più bisognosi. Ma questo tipo di finanza è semplicemente “cinico”.

Perché occuparsi di finanza?
Ogni persona dovrebbe interessarsi all’uso delle risorse perché, se queste fossero gestite dalla finanza pubblica, il suo impatto sulla vita della gente sarebbe diverso. Oggi si sono spostate dalla finanza pubblica alla finanza privata. La finanza pubblica ha progressivamente diminuito la capacità di intervento diretto e la possibilità, quindi, di correggere le storture della speculazione e della finanza privata, generatrici di disuguaglianze. Quali sono, allora, gli elementi su cui lavorare per evitare che la finanza crei ancora più disuguaglianze? Fra quelli principali ritengo inderogabili:
• la trasparenza dei flussi finanziari;
• la corretta gestione e redistribuzione delle risorse, attraverso un sistema fiscale corretto ed equo, che avviene attraverso interventi regolamentari verso i paradisi fiscali: ci fosse anche solo una rendicontazione di quanto avviene in questi Paesi sarebbe già un gran passo avanti;
• la leva finanziaria a disposizione dell’economia per creare un impatto positivo, reale e ambientalmente sostenibile.

Basta deleghe in bianco
Nella gestione delle risorse un elemento fondamentale è quello educativo. Il tema dell’educazione finanziaria è oggetto di attenzione solo da poco tempo e dovrebbe coinvolgere anche le giovani generazioni e le persone più marginalizzate. La leva preziosa della finanza deve entrare nella nostra quotidianità e non essere delegata ad altri, come è stato fino ad oggi. La delega in bianco che abbiamo dato per tanti anni ci ha portato alla crisi economica, sociale e ambientale in cui ci troviamo, e ha generato meccanismi, sistemi e teorie che vengono ancora oggi insegnati nelle università con presunta autorevolezza. L’educazione finanziaria, e ancor di più l’educazione critica alla finanza, è il veicolo per creare inclusione sociale e inclusione economica. Tutti noi, con le nostre risorse piccole o grandi, facciamo parte di questo sistema. L’Italia è agli ultimi posti al mondo per educazione finanziaria e le donne italiane sono all’ultimo posto assieme alla Colombia. Questa classifica rappresenta la nostra scarsa capacità di avere un potere di scelta su cosa fare delle nostre vite e della nostra società.

Potenziale rigenerativo...
Altro elemento da considerare è la “rigenerazione”, ovvero la capacità della finanza di dare nuova vita alle imprese, ai territori e alle organizzazioni. E non è solo capace di far ripartire da zero, ma anche di ripensare gli spazi economici in ottica intergenerazionale. Esistono numerosi esempi in cui dalle ceneri di imprese fallite si riesce, con modalità collaborativa e cooperativa, a far emergere la sapienza, la capacità artigianale, la bellezza dei nostri territori, dei nostri paesi, realizzando un impatto sociale e ambientale positivo: per questo oggi si parla di “finanza d’impatto”. Si può rigenerare cambiando i sistemi produttivi, accorgendosi che si può produrre bene inquinando meno o sprecando meno e rispettando i diritti ambientali anche nei luoghi di produzione delle materie prime. Si pensi, per esempio, al sistema delle certificazioni forestali.

 

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Last modified on Giovedì, 26 Agosto 2021 18:02

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