Martedì, 05 Settembre 2023 10:43

Maria De Coppi: la gioia di “essere con”

Il 6 settembre ricorre il 1° anniversario dell’uccisione in Mozambico di suor Maria De Coppi.
Dalle sue testimonianze raccogliamo i passi del cammino che ha condiviso con un popolo che tanto amava

Nel 1963 era arrivata a Mossuril, sulla costa a Nord del Paese: «Il mio lavoro nei primi anni è stato l’insegnamento nelle prime classi elementari. Le ragazze erano quasi tutte musulmane, ad ogni modo ho sentito subito di voler loro tanto bene. Alcune consorelle di altre missioni ci compativano: “Che cosa state lì a fare con i musulmani?” Ma io ci stavo volentieri e amavo quella gente così come era».

Nel 1969 si trasferisce in una missione dell’interno e densamente popolata: Alua. «Ci sono 50 comunità cristiane fiorenti e molti catecumeni. Il mio lavoro era nella formazione degli alunni di 3° e 4° classe residenti in missione: erano più di 400 e venivano dalle scuolette sparse nel bosco dove frequentavano le prime classi. Mi dedicavo pure alla formazione dei catechisti. Ad Alua ho iniziato un contatto più profondo con questo popolo: un mondo nuovo, ricco di tanti elementi che guidavano tutti gli stadi della vita, un mondo misterioso per chi solo vede, ma per chi cerca di entrarvi e di capirlo è “vita”! Quando potevo, partecipavo alle loro feste, alle cerimonie di iniziazione, alle espulsioni di spiriti maligni, nascite, morti, problemi familiari…Come aumentava la conoscenza, aumentava l’amore. Ora mi sento legata a loro, e davanti alla loro vita e ai loro esempi anche la mia vita si riempie e si completa».

Nel 1973 raggiunge Lurio/Chipene, a 300 km da Nampula. È in mezzo alla foresta, con un popolo povero e accogliente. «È stato il popolo di Lúrio che più è entrato nel mio cuore: ho sentito vibrare la mia vita nella loro vita, la loro sofferenza era la mia, con loro ho pianto e riso. Si è aperto per me un nuovo campo e senza fine: il mondo della donna. All’inizio venivano agli incontri sul cristianesimo solo per il rispetto che avevano per me, ma dopo ho provato un altro cammino: il dialogo sui problemi della loro vita: matrimoniale, di relazioni e legami familiari, di tradizioni, cerimonie, iniziazione... Ho cercato di tuffarmi dentro questo mondo e da allora, più o meno intensamente, mi sto dedicando particolarmente alla donna».

Dal 1977 al 1992 il Mozambico è devastato da una sanguinosa guerra civile: lei rimane e condivide il panico e il dolore della popolazione. Nel servizio di animatrice delle consorelle, si sposta tra le comunità nonostante i pericoli delle imboscate. Nel 1988 ne subisce una: «Sono stati raccolti i morti, una ventina. Alla fine di tutto, ho chiesto al militare che mi ha portato in spalle chi era; volevo ringraziarlo: “Suora, non importa sapere chi sono io; ho fatto il mio dovere. Dio lo sa”. Solo il fatto di tanta gente che non mi ha mai abbandonata è stato per me motivo di riflessione e di più amore per il popolo mozambicano».

Dal 1992 il Paese può sperimentare un fecondo tempo di pace che nel Nord, però, viene nuovamente interrotto dal 2017: la violenza dei terroristi causa 3.000 vittime e oltre 900.000 sfollati.
Le Comboniane rimangono nella missione di Chipene, impegnate nella scuola femminile e nelle comunità cristiane. Molte persone della zona erano già fuggite quando la sera del 6 settembre 2022 i terroristi arrivano anche lì. Sparano e uccidono subito suor Maria.
Pochi giorni dopo lei viene sepolta in quella terra, vicina al popolo che ha tanto amato.

Sr. Maria ha nutrito una dedizione speciale anche per il “creato”: con le ragazze del convitto dedicava ore alla cura dell’orto e dei campi.
Il tributo a lei, allora, celebra anche il Tempo del Creato.

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Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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