Martedì, 19 Marzo 2019 11:19

I sani principi dell’economia circolare

Abbiamo la tendenza a pensare che l’economia circolare sia una questione di tecnologia. In realtà è una questione di impostazione mentale. E non di una singola persona, di una singola famiglia o di una singola impresa, ma dell’intera società.

È la consapevolezza che le risorse del pianeta sono limitate, come limitate sono le sue capacità digestive rispetto ai rifiuti. È la convinzione che non siamo “padroni” bensì “custodi” della natura, con la responsabilità di proteggerla affinché le generazioni future possano trovare accoglienza in un pianeta vivibile. È l’impegno a organizzare l’intera economia, dalla produzione al consumo, all’insegna della parsimonia, in modo da ridurre al minimo il consumo di risorse e la produzione di rifiuti.

Parsimonia
In un sistema tutto basato sul consumismo, la parsimonia stenta a farsi strada, ma i cambiamenti climatici, la penuria d’acqua e l’eccesso di plastica stanno cominciando a convincere anche i responsabili d’impresa che cambiare rotta è indispensabile. Però non ci sarà conversione finché il denaro rimane riferimento prioritario delle imprese: è condizione d’avvio, metro di misura del buon andamento e obiettivo a cui tendere. Non a caso le loro figure portanti sono “i ragionieri”.
Ma come custodi del pianeta non è dei soldi che dobbiamo preoccuparci bensì delle risorse, quelle concrete: minerali, acqua, energia, rifiuti. Oggi l’obiettivo delle imprese è spendere meno soldi possibile; domani sarà generare prodotti col minor impiego di risorse e la minor produzione di rifiuti possibile. I bilanci non dovranno essere solo economici, ma soprattutto idrici, energetici e ambientali.

Nuovi bilanci
Più che di ragionieri, le imprese dovranno dotarsi di esperti che sappiano calcolare i consumi di risorse, le emissioni di veleni, non solo durante la fase produttiva di loro diretta pertinenza ma durante l’intero ciclo di vita del prodotto, da quando era ancora sotto forma di minerali nelle viscere della terra fino a quando diventa rifiuto. Life cycle assesment è il termine usato dagli inglesi per indicare l’impatto ambientale dell’intero ciclo, per individuarne i punti di criticità e ricercare le alternative meno dispendiose e meno impattanti in termini di consumi energetici, di consumi di acqua, di produzione di anidride carbonica e di qualsiasi altro rifiuto emesso.

L’ufficio per l’eco-efficienza dovrà essere il comparto più sviluppato di ogni singola azienda, sapendo che le strategie della sostenibilità produttiva passano per quattro vie:
• 
risparmio, cioè la capacità di ridurre al minimo la quantità di energia e di materia impiegata, grazie all’innovazione tecnologica e a metodiche di recupero;
• 
rinnovabilità, ossia la capacità di ottenere energia e materie prime da fonti rinnovabili;
• 
recupero, la capacità di sfruttare al meglio ogni unità di energia, di acqua, di materiale, attraverso operazioni di sinergia e riciclo;
• 
 filiera corta, ovvero organizzare la produzione in base alle risorse del luogo con l’intento di produrre per chi abita sul territorio, perché far viaggiare le merci è uno spreco.
Nel mondo stanno cominciando a comparire esempi di imprese virtuose orientate all’economia circolare, ma sono ancora troppo poche quelle che si impegnano affinché i loro prodotti possano proseguire lungo la strada del recupero e del riciclaggio quando arrivano nelle mani di chi li usa.

La vera economia circolare comincia con una buona progettazione, orientata a garantire lunga vita ai prodotti rendendoli riparabili, smontabili e riciclabili.
Ma dopo un altro modo di produrre serve anche un altro modo di consumare.

Continua...

Last modified on Mercoledì, 20 Marzo 2019 20:35

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